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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
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MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
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(le oltre 400 testate dimenticate)





CONI / Quando lo Sport (con Malago') si gira dall'altra parte

Sabato 7 Novembre 2015

tavecchio1

Pierluigi Battista sul Corriere della Sera (5 novembre), a proposito del nuovo caso Tavecchio, scrive che le sue "frasi su ebrei, donne, neri e omosessuali farebbero dimettere qualsiasi sindaco. ministro o assessore. Ma il presidente della FIGC resta al suo posto e conta su quell'immunità speciale di cui godono i responsabili dello sport". Intendiamoci, si sta dando fin troppo importanza a un personaggio che fa del cattivo gusto e dell'ignoranza la sua ragion d'esprimersi. Tanto più che in Italia l'indignazione un tanto al chilo è di rigore nei riguardi solo delle mediocrità. Allora, sempre su Carlo Tavecchio, ci viene spiegato da Battista che il presidente della FIGC (il quale, si badi bene, a quel posto è stato eletto a furor di popolo e che quindi rappresenta tutto il nostro calcio, dalla maleodorante Serie A ai ragazzini dell'oratorio) a dimettersi non ci pensa proprio. Anzi, medita di passare al contrattacco e per farlo ha arruolato un avvocato di gran nome per tutelarsi, quella signora Giulia Bongiorno che già anni addietro (Europei 2004) si occupò di calcio, a difesa del "lama italiano" Francesco Totti.

Ma ciò che fa più arrabbiare Battista, e con lui i tanti indignati di riporto, è la circostanza che il premier Renzi - sempre pronto a sbaragliare gufi e rosiconi - non abbia detto nulla, e ancora meno si sia espresso il presidente del CONI Giovanni Malagò che sulla FIGC dovrebbe vigilare. Esprimersi, nel senso di porre un termine alla carriera del predetto Tavecchio. Si sente dire e si legge: lo sport è una cosa, la politica un'altra. In caso di censura o, peggio, di commissariamento vedremmo intervenire FIFA e CIO che metterebbero l'Italia fuori dalla porta. Nè d'altra parte si è ritenuto finora di dire nulla sui 3 o 4 miliardi di debiti delle società professionistiche, figuriamoci se per una questione di principio, ... si possono disturbare i manovratori. 

A portare qualche contributo - sempre sul Corriere (data odierna) - interveniene un lettore (Nicola Ferri) - che spiega come esistano, ben chiare e nette, norme che permetterebbero di intervenire ampiamente. Oddio, tutti noi sappiamo come sia maturata a cavallo del nuovo secolo la revisione legislativa del CONI, tra decreto Melandri e decreto Pescante, due testi sovrapposti, dapprima educlorati e poi concordati coi maggiorenti del tempo. Ma tutto questo il presidente pro-tempore Malagò (che si accinge a tagliare il traguardo del terzo anno di permanenza al Foro Italico) pare proprio ignorarlo. E allora leggiamo quanto scrive il lettore Ferri:

"Il presidente del CONI, Giovanni Malagò, ha affermato che non esiste alcun presupposto tecnico-giuridico affinché il CONI possa prendere provvedimenti legati all'eventuale commissariamento della Federazione. Malagò dimostra di non essere informato. Infatti:
1) l'articolo 2 comma 4 dello Statuto dell'ente adottato dal Consiglio nazionale l'11 giugno 2014 stabilisce che "il CONI, nell'ambito dell'ordinamento sportivo, detta principi contro l'esclusione, le diseguaglianze, il razzismo e la xenofobia" che sono esattamente quei principi della cui ripetuta violazione, commessa con le sue pubbiche dichiarazioni, Tavecchio viene accusato.
2) L'articolo 7 comma 7 lett. f) del medesimo Statuto prevede che la Giunta nazionale (presieduta dal Malagò) "Propone al Consiglio nazionale il commissariamento delle Federazioni sportive nazionali in caso di gravi violazioni dell'ordinamento sportivo da parte degli organi direttivi".

In conclusione della sua lettera, il lettore richiama l'art 13 del decreto legislativo 23 luglio 1999 n. 242 il quale "stabilisce che il ministro per i Beni e le Attività culturali (il potere politico) può disporre lo scioglimento della Giunta nazionale e la revoca del presidente del CONI per gravi violazioni di legge e di regolamento, per gravi irregolarità amministrative, per omissioni nell'esercizio delle funzioni, ecc. A questo punto - si domanda sempre l'attento lettore - omettendo di commissariare la FIGC, Malagò sta esercitando correttamente le sue funzioni?".

Ma insomma, che alla fin fine, Tavecchio ce l'avesse proprio con Malagò?  




         

 

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