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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
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Atletica / Una riforma tecnica (?) a dieci mesi da Rio

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Lunedì 28 Settembre 2015

TAMBERI-1

Non pare ancora assorbita la brutta botta di Pechino, i peggiori Mondiali della storia per l'atletica italiana. Un buco nero, in parte annunciato, ma che non si credeva tanto profondo. Uscirne non sarà agevole, come si può leggere dalle prime provvidenze messe in atto dalla federazione, richiamata all'ordine (impropriamente) da un Giovanni Malagò che, da presidente-itinerante del CONI, dovrebbe avere altre priorità. (Non pare, tra l'altro, che si sia ricordato di tirare le orecchie ad altre federazioni che di disastri, quest'anno, me hanno combinati a iosa, dalla canoa al ciclismo, per non parlare del basket rimandato a ... settembre). E allora? I maggiorenti federali ne hanno parlato e hanno partorito un nuovo progetto tecnico in vista di Rio, con la speranza che anche l'esame olimpico non si traduca in una sonora bocciatura. Speranza che condividiamo.

Premesso che noi non riteniamo l'attuale management FIDAL in grado di uscire dal grave impasse nel quale si è cacciato, dal momento che Giomi, Parrinello e Nasciuti, su quel palcoscenico recitano da anni, per non dire da decenni, prendiamo atto delle prime provvidenze. Dopo una verifica della situazione sostenuto a Rieti, venerdì 25 la federazione ha varato il suo piano verso Rio (chissà perchè chiamato "Road to Rio", forse per maggiore sostanza). La riforma auspicata - anzi, indicata come un obbligo da Malagò - parte dall'individuazione dei centri di preparazione. Li si potrà chiamare come si vuole, ma la sostanza non cambia: sono solo dei "centrini", all'insegna del vorrei ma non posso.

Confermato Massimo Magnani alla testa del settore (chi altri, se no?), sono stati promossi quattro "assistenti": Giorgio Frinolli per velocità e ostacoli, Piero Incalza per le corse lunghe ("endurance", of course), Paolo Camossi per i salti e Nicola Silvaggi per i lanci. Una terza fascia contempla i famosi "advisor" coordinati da Antonio La Torre: sono Loren Seagrave, Roberto Pericoli. Giuliano Corradi e ancora Incalza e Silvaggi con ruoli misti. Sembrerebbe una rete in grado di setacciare tutto il movimento. E che dovrebbe trovare i suoi momenti di maggiore verifica nei centri di Formia (velocità e ostacoli), Tirrenia (lanci), Roma (salti e marcia), Modena (corse lunghe), Schio (lanci), Milano (marcia). Insomma, "centrini" aperti dove già operano i supervisori addetti e non quei due/tre centri permanenti che ci si attendeva.

Giusto o meno, se sarà riforma vera lo diranno i prossimi mesi: primo esame ad Amsterdam per gli Europei. Sperando che siano tutti promossi, perchè a quel punto non ci sarà tempo per gli esami di riparazione. Dal momento, sia chiaro, che il vero problema resta la mancanza di talenti in grado di invertire la tendenza e, in generale, di affezione all'atletica. Il vertice della stagione 2015 oscillando tra il quarantaduenne Pertile e il bizzoso Tamberi (nella foto). Niente altro, meno che meno le famose staffette che dovevano rappresentare il prodotto finale della rivoluzione post-Arese targata Giomi.

In chiusura, per Rio sono stati individuati 32 atleti, 15 dei quali a pieno titolo, come componenti del Team Olimpico. Poi ce ne sono altri 5 in via di divenirlo e 12 monitorati in funzione staffette. Fermandoci ai sicuri, questi i nomi (con la nota non incoraggiante che sono solo in due per la pista):

Uomini (6): Marco De Luca (marcia 50 km), Fabrizio Donato (triplo), Marco Fassinotti (alto), Daniele Meucci (maratona), Ruggero Pertile (maratona), Gianmarco Tamberi (alto).
Donne (9): Eleonora Giorgi (marcia 20 km), Libania Grenot (400), Gloria Hooper (200), Anna Incerti (maratona), Antonella Palmisano (marcia 20 km), Yadisleidy Pedroso (400H), Elisa Rigaudo (marcia 20 km), Valeria Straneo (maratona), Alessia Trost (alto).  

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