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Caso Schwazer / Quando il doping chiede lo sconto

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Sabato 11 Luglio 2015

alex

di SANDRO AQUARI

Leggendo la rassegna stampa che riguardava la notizia del "no” allo sconto ad Alex Schwazer, da parte della Procura Antidoping del CONI, si evince, in generale, una certa delusione da parte dell’informazione (anche se gli spazi dedicati alla notizia sono stati spesso minimi): si parla, insomma, di “sogno infranto”. Ora ognuno può esprimere legittimamente la propria opinione, ma i fatti vanno rispettati. Leggo ad esempio sul Corriere dello Sport, un giornale che attraverso bravi giornalisti come Vanni Loriga, Sergio Rizzo, Franco Fava, è stato sempre in prima linea contro il doping, un articolo “dolente” di Leandro De Sanctis. Va ricordato che a fine maggio De Sanctis ha concesso – a mio parere con un’operazione giornalisticamente discutibile – un intero paginone del Corriere dello Sport a Sandro Donati per contrastare la tesi difensiva del dottor Fiorella, convocato dalla Procura Antidoping per rispondere delle accuse di Schwazer, contenute nel suo ultimo memoriale, dove, dopo due anni di riflessione, illustrava le sue “verità”. Accusava in primis Fiorella, in parte il dottor Fischetto, ma anche tutto l’entourage del suo Gruppo Sportivo dei Carabinieri: “Tutti sapevano della mia frequentazione con Ferrari, ma non mi hanno fermato (!)”.

Ovviamente la Procura CONI ha sentito Fiorella e poi anche Fischetto, come persona informata dei fatti, e ha deciso che le presunte verità di Schwazer, riemerse dopo due anni per attivare una palese operazione di riabilitazione che dovesse consentire al campione olimpico di Pechino – che, ovviamente, ha tutto il diritto di tornare a gareggiare – di potersi guadagnare una maglia azzurra per i Giochi di Rio, non meritassero sconti.

Tornando a Leandro De Sanctis, giornalista con cui ho lavorato gomito a gomito in molte occasioni, vorrei far notare una valutazione errata che egli fa dei fatti. Scrive alla fine del suo articolo: “…Insomma l’ampio e dettagliato racconto di Schwazer in merito ai contatti con il medico (inibito dal CONI) Michele Ferrari e la condotta dei medici della FIDAL, dalla Giustizia Penale è stato reputato attendibile, mentre al contrario la Procura Antidoping, anche dinanzi a circostanze e fatti precisi, ha dimostrato di non voler dar credito ad Alex. Non dare nemmeno il minimo sconto significa scoraggiare future collaborazioni di atleti dopati ed alimentare invece atteggiamenti di omertà. Insomma un’occasione mancata”.

Ora non si capisce perché quelle di Schwazer sarebbero “verità”, mentre sarebbero “bugie” quelle di Fiorella e Fischetto, anche se spesso avallate da prove documentali. Detto che è nel diritto dei giornalisti prendersi la responsabilità delle proprie opinioni, ecco dov’è che il giornalista del Corriere dello Sport inciampa: Fiorella e Fischetto sono stati rinviati a giudizio (il processo, dopo un primo rinvio, inizierà la prossima settimana) a settembre 2014, mentre la memoria di Schwazer consegnata alla Procura di Bolzano e poi valutata dalla Procura CONI, con gli interrogatori dello stesso atleta e dei medici, è di fine marzo 2015.

Dunque la Procura penale, che tuttavia avrà aggiunto sicuramente agli atti il “memoriale”, ha deciso per il processo prima della valutazione da parte dell’UPA di non concedere sconti per le ulteriori (presunte) verità. Sarà il processo a dire se il dott. Fiorella e il dott. Fischetto hanno in qualche modo non “vigilato” quanto dovevano, affinché un trentenne carabiniere, già campione olimpico, non venisse lasciato solo con le sue ansie e le sue debolezze.
 

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