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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

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MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
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Roma 2024 / "Se Atene piange, Roma non ride, ..."

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Venerdì 10 Luglio 2015

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di LUCIANO BARRA (con Lorenzo Sani)

Al liceo abbiamo tutti studiato la guerra del Peloponneso, quando Sparta sconfisse Atene, anche se ne uscì malconcia. In queste ultime settimane Atene, e la Grecia, sono state nell'occhio del ciclone e su tutti i giornali per le note vicende. Lorenzo Sani - valente giornalista bolognese - dopo essere andato ad Atene e aver letto, prima del suo viaggio durato una settimana - di un paese paralizzato, allo sfascio totale, con grandi tensioni sociali e militarizzato, ha trovato giusto cercare di ristabilire i contorni della realtà scrivendo questo diventente, ma vero, reportage.

CHIEDO ASILO.

Sono rientrato alla base dalla Grecia. Ho lasciato Atene con un pizzico di rimpianto. Sono state giornate straordinarie. Piene di vita, di storie, di colori. Approfitto della gratuità dei trasporti per raggiungere in metro l'aeroporto Eleftherios Venizelos, una quarantina di chilometri ad Est rispetto a Syntagma. La metropolitana è bellissima. Treni nuovi, automatizzati, puntualissimi, la maggior parte con una donna alla guida. Pannelli multilingue ovunque, aria condizionata, segnalazioni intuitive, personale che parla inglese, almeno quello di sopravvivenza, sempre pronto ad aiutarti. In alcune stazioni sono in mostra squarci di antichità venuti alla luce durante i lavori.

In quaranta minuti, cambiando due treni, arrivo all'aeroporto. In pochi minuti sbrigo le formalità, tra l'accettazione e i controlli doganali. Come è stato per la metropolitana, anche nell'aeroporto mi muovo in spazi luminosi e ultra efficienti, ascensori rapidi, soprattutto utilizzabili, tapis roulant per coprire i trasferimenti, foto artistiche ad abbellire i lunghi corridoi che collegano i terminal, scale mobili. Nonostante le folate di turisti da ogni parte del pianeta, check-in e gate di imbarco sono organizzati in maniera tale da limitare le attese in fila. Dopo due ore di volo, trascorse nella piacevole compagnia delle studentesse di un college americano, in Europa per le vacanze, sbarco a Fiumicino. Sbarco, oddio: diciamo che arrivo a Fiumicino. Il comandante ci informa in tre lingue che c'è un piccolo ritardo per un problema col tunnel e le scale, ancora non disponibili. Finalmente ci fanno uscire dall'aereo, dopo dieci minuti di attesa. Metto piede in Italia.

L'aria condizionata in tilt. Si boccheggia. Il trolley pesa improvvisamente due tonnellate. La scala mobile è bloccata e solo quando devi percorrerla a piedi, senza lasciarti trasportare, ti accorgi di quanto i gradini siano stretti, ripidi e pericolissimi, nell'eventualità di una caduta. Alla dogana domando in tono scherzoso a due uomini in divisa quale uscita debba prendere, provenendo io dalla Grecia: se quella "Paesi UE", alle loro spalle, o quell'altra. Uno dei due agenti mi risponde serio. Vada, vada. Peccato, mi sembrava carina.

Alla stazione dell'aeroporto dove parte il treno per Roma c'è più fila alle biglietterie, automatiche e non, che in coda al bancomat più affollato che avevo incontrato nei giorni del referendum ad Atene. Viaggio in uno scompartimento che ha l'aria condizionata, ma sparata talmente a palla da innescare la reazione contemporanea dei turisti a cercare nelle valige e negli zaini qualcosa per affrontare l'improvvisa ondata di freddo polare. 

Con l'arrivo a Termini, dopo una quarantina di minuti, il solito straniamento, il grande senso di disagio, tutte le volte la stessa cosa, ogni volta un po' più forte di quella precedente. Il caos regna totale. E' qui il vero suk che inutilmente ho cercato ad Atene. Nel brulichio umano che si muove in ogni direzione tra i cantieri perenni, vorrei urlare un vaffanculo così colossale che a Beppe Grillo si rizzerebbero i capelli e Niki Vendola riuscirebbe finalmente a pronunciare anche la zeta. Cazzo. E subito dopo, però, correre a chiedere asilo politico alla Grecia."

Fin qui la storiella della quale ringraziamo Sani. Lo spunto ci serve per dire: "Atene ha fatto le Olimpiadi ed ha trasformato la città al punto che, nonostante le attuali difficoltà, sorpassa Roma in efficienza, pulizia e mobilità. Facciamole pure le Olimpiadi a Roma, ma non parliamo di dove fare le gare, o le premiazioni, su cui il sindaco Marino ci intrattiene da grande esperto della materia: di quello, a noi cittadini romani, interessa poco, parliamo di come migliorare e rendere "europea" la città.

Villaggio Olimpico e gare - A questo proposito merita un commento la notizia apparsa sui giornali di ieri, circa la collocazione del Villaggio Olimpico per la candidatura di Roma 2024. Stranamente le parti si sono invertite: il Comune lo vuole a Tor di Quinto, mentre il Comitato per la Candidatura e il CONI lo vogliono a Tor Vergata. Chi scrive pensava che dovesse essere il contrario, con il Comune che preferiva Tor Vergata per consentire un logico e armonioso sviluppo della città ad Est e per evitare un impatto urbanistico "importante" nella zona Nord, e il CONI/Comitato che propendeva per il Nord, vicino al Foro Italico, cioè vicino alle gare di Atletica e di Nuoto, e non al ... "quinto pino" come dicono a Madrid.

Indipendentemente dalle fattibilità urbanistiche, di cui non siamo assolutamente esperti, e su cui presto sentiremo le pressioni dei proprietari dei terreni e dei costruttori romani, vi immaginate gli atleti del Nuoto che - dovendo gareggiare mattina e pomeriggio - dovranno mettere in conto, come minimo, un due ore e mezzo di viaggio giornaliero? Google Maps, che è sempre ottimista, indica 31 km per 40 minuti, ma il tutto ripetuto quattro volte al giorno. Per chi avesse mai fatto quell'itinerario, sa che la mattina, per entrare a Roma da Flaminia/Tor di Quinto, non basta certo un'ora, Senza tener conto che in occasione dei Giochi Olimpici. causa le misure di sicurezza, per entrare in un impianto o nel Villaggio Olimpico, i tempi vanni dilatati di almeno il 20% in più.

Allora, le possibilità restano due: o il Comune prevede una nuova viabilità per entrare a Roma (evviva!), oppure le gare natatorie si dovranno svolgere a Tor Vergata, come era previsto nel 2009. La faccenda divertente è che, qualunque soluzione si voglia adottare, necessiterà dell'approvazione della FIN e della FINA. Tu quoque, Paolo Barelli, ...  

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