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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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Roma 2024 / La riunione del C.N. e il Business Plan (che manca)

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Giovedì 2 Luglio 2015

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(gfc) Oggi, nel primo pomeriggio, i membri del C.N. del CONI – convocati all’Expo – apporranno il placet alla candidatura di Roma ad ospitare i Giochi 2024. Una sorta di ratifica della mozione approvata dal Comune di Roma lo scorso 25 giugno: una mozione, varata con 38 voti a favore, 6 astensioni e 4 assenti, frutto di un complesso raccordo tra maggioranza e opposizione. Difficile prevedere che il C.N. sollevi oggi qualche discussione sul tema. Perché, questo è un dato, il CONI di Giovanni Malagò e il Comitato Promotore presieduto da Luca Cordero di Montezemolo vanno avanti come treni, convinti (almeno si crede) della produttività economica dell’idea. Malgrado tutto: la situazione catatonica della città, le difficoltà del sindaco Ignazio Marino e della sua giunta, sempre più a termine, l’incombere di Mafia Capitale e. soprattutto, le drammatiche condizioni di cassa del Campidoglio e del Paese, per cui il governo Renzi si appresta a varare una nuova manovra fiscale da 20 miliardi. E, a proposito di Renzi, non si può evitare di notare che da tempo il premier – sempre prodigo di twitter e selfie - si è defilato sull’argomento Olimpiadi.

In questi ultimi giorni si è assistito ad un dibattito sul tema ospitato dalle pagine del Corriere della Sera. Ha iniziato Malagò con una intervista dai toni zuccherini, battendo sui soliti tasti: i sogni, il rilancio della città, le nuove infrastrutture, i posti di lavoro, i milioni di turisti, la scossa all’economia, i giovani da coinvolgere. E, con involontario umorismo, ricordando che verranno coinvolte anche Firenze e Napoli, perché si raggiungono prima di quanto occorra per … attraversare Roma. Parole in libertà, senza il supporto di numeri o studi specifici, dei quali, peraltro, il Comitato Promotore non dispone. O un semplice sondaggio sui cittadini (come hanno fatto le altre città). Ha fatto seguito, a stretto giro, un focus di Ernesto Galli della Loggia che sulla vicenda ha avanzato più di un dubbio, invitando i promotori a riflettere prima di agire. Citando a supporto esempi precedenti (Atene 2004, ma anche Londra 2012) riportati da un economista americano, Andrew Zimbalist, che agli sprechi e ai rischi olimpici ha dedicato un corposo studio, “Circus Maximus”.

In particolare, dopo aver elencato una serie di circostanze che dovrebbero fare scuola, Galli della Loggia concludeva: “Decisioni importanti come quella dell’Olimpiade non possono essere prese in base a considerazioni generiche, con discorsi alati o con promesse fondate sulle buone intenzioni. Di queste ultime nessuno dubita, naturalmente, ma qui non si tratta di promesse e di intenzioni. Si tratta di soldi: soldi nostri, fino a prova contraria.”

L’articolo ha sollecitato una rapida risposta, “non retorica, ma articolata”, da parte di Montezemolo, chiamato in causa anche per il catastrofico Italia ‘90 che ci ha lasciato in eredità (soldi nostri anche quelli). Presa così la penna, l’ex presidente della Ferrari – mandato a casa da Marchionne con una buonuscita di 22 milioni di euro e ora impegnato in fondazioni diverse, dai treni di Italo agli aerei della nuova Alitalia – da presidente del Comitato Promotore Roma 2024 ha tenuto a dire la sua. Rivendicando l’intenzione di produrre un documento – il business plan, come lo ha chiamato – sulla candidatura che verrà prodotto nei prossimi mesi. E quindi, bontà sua, reso pubblico. In soldoni: dite sì a Roma 2024 e poi noi ci mettiamo a studiare e produrremo un progetto.

“Olimpiade 2024: una partita che si deve vincere”, il titolo del suo intervento. Gli argomenti chiamati in causa per giustificare l’operazione, dal punto di vista aziendale di Montezemolo, sono tre. Vediamo.

1) L’Olimpiade è uno straordinario veicolo di marketing per un Paese che ha nell’internalizzazione della propria economia e nel turismo le due fondamentali leve di crescita. […]

2) L’epoca degli eventi megagalattici è finita. Le nuove norme del CIO, e proprio per questo Roma si è iscritta alla corsa, prevedono che tutto si possa fare in maniera attenta, attraverso l’incentivo ad utilizzare strutture già esistenti, in modo sinergico con altre città. Sarà l’Olimpiade di Roma ma anche dell’Italia. […]

3) L’Olimpiade è un buon investimento solo se usata come leva da tutto il Paese per proiettarsi nel futuro e nel mondo. Così fu per i Giochi del ’60 che vennero definiti dal Washington Post “le migliori Olimpiadi di tutti i tempi” e lasciarono una grande eredità di infrastrutture ancora oggi fondamentali per la città. […]

Montezemolo mette anche le mani avanti e afferma almeno due concetti che gli paiono decisivi per sbaragliare ogni perplessità. La creazione di due comitati a tutela della legalità. Il primo, “un vero e proprio Collegio dei Garanti per assicurare la trasparenza” e il rispetto delle norme CIO. Il secondo. “un gruppo di lavoro interistituzionale, al quale parteciperanno l’Autorità Anticorruzione, la Corte dei Conti, il TAR e autorevoli rappresentanti della legalità”. Primo: non rubare.

Di spirito olimpico, sport e vecchi valori, nessuna traccia. Forse nel ventilato business plan appaiono superflui.
(PS. Nel presentare in prima pagina l'articolo di Montezemolo, il Corriere ha pubblicato il simbolo dei cinque cerchi: ma l'ha riportato all'incontrario. Un segno?)  

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