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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
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Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
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Focus / Federazioni Internazionali: lato debole del Movimento Olimpico

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Lunedì 1° Giugno 2015

 


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LUCIANO BARRA


Il “vaso di Pandora” si è aperto. Nel corso della mia esperienza sportiva ho avuto la fortuna di sedere dalle diverse rive del fiume: più a lungo come dirigente di Federazione Internazionale (IAAF/ASOIF/EAA), ma anche come dirigente di Comitato Olimpico (CONI) e come dirigente Olimpico (CIO, Comitati di Candidatura e Comitati Organizzatori Giochi Olimpici). Oggi, mi dispiace dirlo da questa privilegiata posizione, le Federazioni Internazionali si stanno dimostrando per certi aspetti il punto debole del Movimento Olimpico. Ovviamente non si può generalizzare e i recenti casi non devono far pensare che tutte le Federazioni Internazionali siano nella situazione della FIFA. Anzi, ho avuto modo di conoscere moltissimi presidenti di Federazioni Internazionali e, nella maggioranza dei casi, si tratta di dirigenti onesti e appassionati. Ma come ha scritto molto bene Aligi Pontani nella sua rubrica “Tempo Scaduto” di Repubblica riferendosi alla FIFA (ma i suoi commenti possono essere estesi a tutte le Federazioni Internazionali, anche se nessuna ha la forza economica della FIFA): “le Federazioni Internazionali sono nelle mani di un pugno di uomini selezionati e sono un circolo chiuso che non deve rispondere a nessuna autorità nazionale. Anzi hanno fissato da decenni paletti sempre più stretti per garantire la propria autonomia da governi: le intrusioni, anche negli organismi direttivi delle singole federazioni nazionali associate, non sono tollerate, pena la sospensione immediata”.

È questo meccanismo che ha portato alle presenti, e passate, storture che stanno infangato lo sport mondiale. Lo stesso CIO a suo tempo è stato toccato, ma ha avuto la forza, prima nel 1999 dopo lo scandalo di Salt Lake City (dove, sia chiaro, i pesci rimasti nella rete erano piccoli e per colpe risibili) e ora con la riforma voluta da Thomas Bach con l’Agenda 2020, riforma che ha avuto una costruzione profonda e democratica, ma che ha il difetto di essere stata approvata TUTTA all’unanimità.

Va tuttavia detto che la trasparenza del CIO rispetto a quella delle Federazioni Internazionali è totale. Basta visitare il sito www.olimpic.org per poter estrarre tutte le informazioni, incluse quelle finanziarie, relative all’attività del CIO. Le risorse del CIO sono ben superiori a quelle della FIFA, ma il CIO trattiene per la propria attività solo il 10% di tutte le entrate e ridistribuisce tutto il resto, fra Comitati Nazionali Olimpici, Comitati Organizzatori di Giochi Olimpici e Federazioni Internazionali (ritornerò più avanti su questo argomento).

Lungi da me la tentazione di entrare nel caso FIFA, che tuttavia sintetizza in maniera eclatante la tesi di Aligi Pontani, e va sottolineato che quanto avvenuto in questi giorni nulla ha che fare con un sistema di pulizia endogeno, ma dal fatto che alcuni “misfatti” siano stati compiuti su territorio americano. Più interessante trovo quanto accaduto in SportAccord dall’elezione di Marius Vizer alla sua presidenza e quanto accaduto nell’ultima riunione di SportAccord a Sochi. Vizer, presidente della Federazione Internazionale di Judo dal 2007, fu eletto presidente di SportAccord nel 2013, al posto di Hein Verbruggen, e presentò come suo cartello elettorale una proposta incredibile: organizzare un Campionato del Mondo unificato di tutte le discipline olimpiche, e non solo. Una specie di SuperOlimpiade. La cosa di per sé avrebbe dovuto mettere sull’avviso sul personaggio e sulle sue ambizioni. Il CIO, allora presieduto da Jacques Rogge, mostrò il dovuto scetticismo su questa proposta. Ma il personaggio fu evidentemente sottovalutato.

SportAccord era nato come occasione per riunificare tutte le diverse entità del mondo sportivo, olimpico e non, e per creare un organismo in cui tutti potessero incontrarsi e discutere su tematiche comuni. La prima edizione fu nel 2005 a Madrid e poi proseguì annualmente. SportAccord con la caduta in disgrazia del coreano Un-Yong Kim assorbì GAISF, l’Associazione di tutte le Federazioni Internazionali, che aveva nel suo portafoglio l’organizzazione dei World Games, la manifestazione che raggruppava i Mondiali delle discipline non Olimpiche. Ma come si sa l’appetito viene mangiando e SportAccord, negli anni, si è lentamente trasformatp in organizzatore di eventi, quali i World Beach Games, spesso scavalcando le stesse Federazioni Internazionali ed intasando un calendario sportivo mondiali già al collasso.

Ovviamente la elezione di Vizer alla Presidenza ha esaltato questa tendenza. Ovviamente alcune delle sue megalomani idee non hanno trovato il favore del CIO, e specie del nuovo presidente Thomas Bach. Senza entrare nei dettagli di questa escalation, si è arrivati a Sochi dove per la prima volta il CIO ha deciso di non tenere nell’ambito di SportAccord la riunione del suo Comitato Esecutivo, né di permettere alle due città candidate ai Giochi Invernali 2022, di essere presenti e di fare – come era sempre accaduto – la presentazione delle proprie Candidature.

Questo ha fatto sì che Vizer uscisse di senno e lanciasse, in occasione della Cerimonia di Apertura, il suo “J’accuse” nei confronti del CIO e del presidente del CIO stesso, che dimostrando una lucidità ed un classe invidiabile, ha rinviato al mittente le accuse. Quanto è accaduto successivamente è cronaca di questi giorni. Le varie Associazioni degli Sport Olimpici (Estive ed Invernali) hanno ritirato la loro affiliazione a SportAccord; le stesse Federazioni Internazionali Olimpiche – ormai quasi tutte – e quelle non Olimpiche raggruppate nell’ARISF, presieduta dall’italiano Chiulli, hanno sospeso la loro adesione a SportAccord. Vizer, ignorando i saggi consigli di Ricci Bitti, il presidente dell’ASOIF e della Federazione Internazionale del Tennis, che lo invitavano a smettere di parlare a nome delle Federazioni Internazionale, ha lanciato nella settimana scorsa un prorpio “manifesto”, la sua versione dell’Agenda 2020, spargendo altra benzina nel fuoco. Ma ieri si è dimesso da Presidente di SportAccord. In un mese ha fatto di tutto: un veni, vidi, vici all’incontrario.

Ma qui mi fermo con la cronaca per passare a un’analisi del perché di tutto ciò. Senza andare troppo lontano, e troppo nei dettagli, va ricordato come nel 1981 – al Congresso di Baden Baden – la frattura fra CIO e Federazioni Internazionali fosse al suo apice. Il tutto aveva avuto le sue avvisaglie durante il precedente Congresso Olimpico di Varna del 1973. La frattura che si era creata fra il CIO, presieduto all’epoca da Lord Killanin e gestito da Madame Berlioux da una parte, e da Thomas Keller, lo svizzero presidente del GAIFS e della Federazione Internazionale del Canottaggio dall’altra, stava spaccando il movimento Olimpico. Ma Keller, allora sottovalutò l’abilità diplomatica del nuovo presidente del CIO appena eletto, Juan Antonio Samaranch. Lo spagnolo trovò facili alleati nel messicano Raña e Primo Nebiolo, appena eletto presidente della IAAF, oltre che del più importante lobbista di quei tempi, Horst Dassler, il padrone dell’ADIDAS.

Il coreano Un -Yong Kim, astro nascente del CIO, sostituì Keller come presidente del GAIFS, organizzazione che fu messa poi in frigorifero e Nebiolo, con il determinante aiuto di Samaranch, costituì l’ASOIF, l ‘Associazione delle Federazione Olimpiche Estive, che precedette quella delle Federazioni Invernali. Ho vissuto in prima persona, a fianco di Nebiolo, la costituzione dell’ASOIF. Ovviamente in un momento di crisi dei Giochi Olimpici (eravamo poco prima di Los Angeles 1984), la costituzione dell’ASOIF era per Samaranch molto importante. Per Nebiolo era una maniera di consolidare la sua posizione alla IAAF, ancora insediata da alcuni nostalgici conservatori britannici (leggi Arthur Gold e qualche esponente della stampa) e quella di trovare una soluzione per diventare Membro del CIO.

Molte delle mosse di Nebiolo furono sicuramente dettate più dal secondo motivo ed è naturale, conoscendo le sue ambizioni, ma non si può dimenticare che lui ottenne grazie all’amicizia di Samaranch quattro importanti obiettivi. Il primo che oggi ha assunto una valenza notevole, e su cui tornerò, resta l’assegnazione alle Federazioni Internazionali di una fetta degli introiti televisivi del CIO e, successivamente, anche quelli del marketing. Furbescamente Nebiolo fece deliberare dall’ASOIF una suddivisione eguale per tutti, danneggiando la stessa IAAF che avrebbe potuto aspirare ad una fetta superiore, ma guadagnandosi l’elezione a presidente del nuovo organismo.

Il secondo, simbolico, ma altrettanto importante, fu quello di far sventolare in ogni impianto dei Giochi, insieme alla bandiera del CIO, anche quella della rispettiva Federazione Internazionale. La terza fu di permettere che Presidenti e Membri dei Consigli delle Federazioni Internazionali potessero accompagnare il Membro del CIO nella consegna delle medaglie durante i Giochi. Ed infine, la quarta, era di includere nella riforma del 1999 la norma per cui fino a 15 Presidenti di Federazione Internazionale fossero nominati Membri del CIO. Lui scomparve poche settimane prima che questa norma fosse approvata, ma ne fu con Samaranch l’artefice.

Col tempo la fetta è notevolmente aumentata. Due cifre bastano ad indicare il fenomeno: grazie ai Giochi di Barcellona del 1992 le Federazioni estive divisero 37,8 milioni di dollari; dopo Londra 2012 la torta da dividere è salita a 515! Al momento della sua costituzione l’ASOIF contava su 25.000 dollari concessi dal CIO, ora conta su 9,9 milioni. Ma a metà degli anni Novanta, Samaranch decise autonomamente che non era più possibile una suddivisione eguale per tutti e così vennero create varie categorie, con distribuzione molto differenziata.

Questa l’attuale suddivisione:

√ Atletica – 45,2 milioni
√ Ginnastica, Nuoto, Basket, Ciclismo, Calcio, Tennis e Pallavolo – 25 milioni
√ Canottaggio, Sport equestri, Handball, Hockey prato – 17,7 milioni

√ Badminton, Pugilato, Judo, Tennistavolo, Tiro, Tiro con l’arco, Pesistica, Canoa, Scherma, Lotta, Vela, Taekwondo, Triathlon e Pentathlon moderno – 15,3 milioni

Nonostante alcune amicizie influenti all’interno dell’ASOIF, non sono riuscito ad avere alcuna informazione sui parametri usati per arrivare a questa classificazione, e ciò è indicativo del sistema imperante. Per quanto riguarda le Federazioni Invernali il totale distribuito è di circa 200 milioni con una suddivisione dl 20% ciascuno per Sport invernali, Hockey Ghiaccio e Pattinaggio e 10% per Biathlon, Slittino, Curling e Bob/Skeleton. Il totale distribuito alle Federazioni Internazionali (33 Federazioni) è di 728 milioni, mentre ai Comitati Nazionali Olimpici (oltre 200) vanno 819 milioni.

Inutile dire che per la maggioranza delle Federazioni Internazionali il contributo del CIO rappresenta ben oltre il 50 % del proprio bilancio quadriennale. Ovviamente questo non è il caso della FIFA, ma già nel caso della IAAF il contributo del CIO è superiore al 25% del suo bilancio quadriennale. Per cui il CIO è share-holder della maggioranza delle Federazioni Internazionali, e in molti casi è addirittura lo share-holder maggioritario, tuttavia con poche possibilità di indirizzo e controllo come ogni buon share-holder dovrebbe fare.

L’Agenda 2020 alla Raccomandazione 27 ha introdotto il “Principio basico di buona gestione” (All organisations belonging to the Olympic Movement to accept and comply with the Basic Universal Principles of Good Governance of the Olympic and Sports Movement (“PGG”). Tuttavia la Raccomandazione appare più come l’enunciazione di principi senza una regolamentazione operativa che dovrebbe permettere l’auspicata trasparency & accountability.

Questo sta facendo si che le Federazioni Internazionali abbiano un atteggiamento nel confronti del movimento olimpico non spiegabile. Sempre non volendo e potendo generalizzare, questi sono spesso gli atteggiamenti che si possono riscontrare:

a) Le Federazioni Internazionali considerano I Giochi Olimpici alla pari dei propri Campionati del Mondo. Così però non è, sia dal punto di vista tecnico in quanto i partecipanti alle varie discipline dei Giochi con l’introduzione della “quota” sono molto inferiori a quelle dei Campionati del Mondo. Ma anche dal punto di vista qualitativo esiste una differenza, vista la necessità di garantire in tutte le discipline sportive l’universalità della partecipazione. D’altronde come si possono paragonare i Campionati del Mondo ai Giochi Olimpici? Se così fosse, ogni Campionato del Mondo dovrebbe produrre a ciascuna Federazione (FIFA e poche altre escluse) le stesse entrate che, grazie al CIO, producono i Giochi.

b) Le Federazioni Internazionali richiedono molto spesso, al momento delle Candidature, impianti permanenti (e capienze) non giustificabili per i costi e per l’uso post-olimpico. Il CIO, grazie all’Agenda 2020, ha lanciato una campagna per ridurre i costi di Candidature ed Organizzazioni. Sarà interessante vedere alla prova dei fatti come si comporteranno le Federazioni Internazionali di fronte a questo problema.

c) Tranne che per l’Atletica e il Nuoto tutti gli altri sport, e relative discipline, hanno dovuto inserire – pur di rimanere nella quantità massima di atleti ammessi ai Giochi, 15.000 unità – il concetto della “quota”. Questo ha innescato tutta una serie di competizioni valide per la qualificazione ai Giochi. Qualcuno ha utilizzato manifestazioni già esistenti (Campionati Mondiali o Continentali), altri hanno inventato gare di qualificazione di vario genere. In questo ultimo caso ciò è servito a dare importanza a manifestazioni che prima non l’avevano, ma nello stesso tempo ha intasato i calendari e, soprattutto, usurato atleti che spesso arrivano ai Giochi stanchi, se non infortunati da tutte queste gare.

d) Pochissime Federazioni utilizzano i fondi provenienti dal CIO per i Giochi Olimpici per rimborsare le spese delle Federazioni Nazionali che partecipano alle diverse gare di qualificazione, compresi i Campionati del Mondo. E questo è molto grave e non si capisce perché il CIO non ha indicato questa come un normativa obbligatoria. Ho fatto un calcolo quando ero al CONI e tutto ciò non rappresenterebbe più del 15 % del totale assegnato a ogni Federazione. Ma questo è anche colpa delle Federazioni Nazionali che accettano passivamente tale policy. Ne esiste una che in occasione dei Campionati del Mondo, tra l’altro validi come qualificazione olimpica, obbliga gli atleti partecipanti a vestire una maglietta che porta sulle maniche il logo dello sponsor della Federazione Internazionale stessa, senza ritorno alcunu per le Federazioni nazionali, che non protestano.

e) Come detto gli atleti partecipanti ai Giochi nei vari sport e nelle varie discipline sono molti di meno di quelli che partecipano ai Campionati del Mondo, in qualche caso anche del 50%. Eppure, alcune Federazioni Internazionali pretendono, per scuse tecniche, che i giorni e i programmi gara siano gli stessi di quelli dei propri Campionati del Mondo. Il tutto rappresenta per gli organizzatori un costo di gestione delle diverse venue (sicurezza, catering, produzione televisiva, volontari, clearing etc. etc.) e dei diversi campi gara (con tutto quello che significa) enorme. Oggi una venue può costare giornalmente dai 250.000 dollari ai 500.000.

f) Nell’ultima sessione del CIO a Montecarlo, un Presidente di Federazione Internazionale, già presidente dell’ASOIF, ha pubblicamente espresso la sua preoccupazione sulla possibilità che nuovi sport o discipline sportive entrino nel programma olimpico, in quanto questo ridurrebbe la torta fra le attuali Federazioni. Il CIO ha dovuto garantire che si prenderà carico dell’eventuale aumento dei costi. Che buon esempio di solidarietà! Lo stesso è accaduto quando l’atletica ha proposto di far svolgere il Cross Country nei Giochi Invernali. Vi è stata una sollevazione da parte delle stesse preoccupate di vedere ridotti propri introiti.

g) Il Doping. Che le Federazioni Internazionali non siano il miglior esempio in questo settore è un under statement. Quante sono quelle che fanno controlli out “of competition”? Ma al di là di questo, il fatto più grave è un altro. Il doping è figlio di un modello che vede i programmi gara e le competizioni aumentare a dismisura sventolando sui vari traguardi dollari e quanto altro. Il tutto è l’anticamera del Doping, o no? Quante sono le Federazioni che hanno punito coloro che sono intorno all’atleta e che sono i veri artefici del doping?

Ripeto che non si può generalizzare perché esistono, su questi argomenti, anche degli esempi di best practise, pur se non sono tanti.

Non sarebbe il momento per il CIO di condizionare l’erogazione di questi importantissimi, e significativi, contributi all’introduzione di norme di trasparenza e di correzione delle storture di cui sopra? Significherebbe ledere l’indipendenza delle Federazioni Internazionali? Può darsi, ma ne guadagnerebbe l’immagine e la credibilità dello Sport nella sua globalità.

A margine delle vicende FIFA, diverte la storia del povero presidente della FIGC Carlo Tavecchio. È stato a lungo indicato all’opinione pubblica Italiana come “impresentabile” e forse, proprio per una questione di solidarietà, tutti attendevano che lui votasse per l’impresentabile Blatter. No, invece lui ha avuto un’impennata di orgoglio è ha fatto la miglior cosa della sua presidenza (forse ben consigliato da Abete ed Uva): ha scelto di stare con l’Europa e Platini. Apriti cielo! Invece di applaudirlo, la stampa Italiana lo ha crocefisso, prima dubitando che ciò fosse vero e poi, dopo una sua limpidissima dichiarazione all’ANSA, indicandolo come sabotatore di Roma 2024. Proprio sfigato il povero Tavecchio: anche quando fa una cosa buona è criticato.

Il tutto perché, con le pistole fumanti, Blatter ha di fatto emulato Bud Spencer e Terence Hill dicendo “Dio perdona, io no”. Sulla minacciata vendetta di Blatter pochi hanno ricordato che anche lui, l’anno prossimo, decadrà da Membro CIO e nell’attuale situazione non sarà facile per Thomas Bach proporlo come una delle cinque eccezioni “fuori quota” (è già inserito Gianfranco Kasper, presidente dello Sci). Eventuale proposta che deve essere votata dalla Sessione. Ma a decidere su tutto ciò, più che la FIFA e il CIO, sarà la FBI.

Ma nel 2017, quando si assegneranno i Giochi del 2024, il povero Tavecchio sarà ancora alla FIGC? I dirigenti olimpici italiani di allora potranno mostrare il suo scalpo (si fa per dire). Peccato che il “Sette giorni di cattivi pensieri” sia andato in ferie. Gianni Mura avrebbe dovuto dare un 9 a Tavecchio. Ancora molti hanno elucrubato sulla forza di Blatter all’interno del CIO. Essa era, ed è più che mai, pari a zero. La FIFA era forte all’interno del CIO ai tempi di Havelange, ma oggi conta poco o nulla. Nessuno invece ha scritto che la vicenda della FBI ha ucciso definitivamente Boston e qualsiasi candidatura americana. Chi vorrà rischiare di mettere piede negli USA e trovarsi incriminato? Quello che è accaduto a Chicago, che ha pagato duramente l’anti-americanesimo del CIO, anche a distanza di 10 anni, per i fatti di Salt Lake City.

Infine una nota personale su Blatter. Questa mattina El Pais di Madrid lo ha definito “Un poderoso Iman”. Boh! I due contatti che io ho avuto con lui me lo dipingono in maniera diversa. Il primo è stato nel lontano 1975, durante i Giochi del Mediterraneo di Algeri. Lui allora lavorava per la Longines. Io lì ero nella giuria internazionale per le gare di atletica. Lo conobbi mentre, in brachette corte e calzino nero alla svizzera, ogni giorno allacciava i file per garantire il funzionamento del cronometraggio elettrico. Forse lì con grande merito, ed umiltà, imparò ad “allacciare i fili” che lo portarono a togliersi le brachette corte.

Poi, siamo nel 2004, durante i Giochi di Atene compare nella tribuna dell’Olympic Family nei primi giorni dell’atletica e si siede casualmente nella fila davanti a me. Si corrono i quarti di finale dei 100 metri e l’americano Crawford a sorpresa corre in meno di 9”90. Lui si volta verso di me e in italiano (ancora non so come ha fatto a capire che ero italiano) mi chiede se il tempo fatto da Crawford può valergli anche per la finale! Non ebbi il coraggio di rispondergli come si sarebbe meritato ( se qualcuno dei 6 goal rifilati dall’Argentina a una squadra cuscinetto qualche giorno prima potessero essere usati nel turno successivo). Gli detti la risposta tecnica e poi chiamai il capo de protocollo della IAAF perché lo accomodasse nella tribuna presidenziale. Ero terrorizzato che mi facesse altre domane.

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