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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





www.sportolimpico.it

I sentieri di Cimbricus / Il giorno piu' infamante

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Giovedì 17 Ottobre 2019


england


La storia dei saluti irrutuali è molto variegata nel calcio e in tutte le epoche. Capitò anche ai "bianchi" d'Inghilterra che, alla vigilia della guerra, furono costretti dal loro governo ad esibirsi in un goffo saluto nazista di fronte ai loro nemici.


Giorgio Cimbrico

I giocatori turchi salutano militarmente? C’è stato di peggio ed è documentato in una foto bianco e nero che ha superato gli ottant’anni dallo sviluppo ma che è ancora molto nitida. 14 maggio 1938, prato dell’Olympiastadion di Berlino, 110.000 spettatori: la nazionale inglese di calcio (maglia bianca, tre leoni, calzoncini neri che si allungno quasi al ginocchio) alza in blocco il braccio nel saluto nazista, i volti rivolti verso la tribuna dove sedevano Hermann Goering, Joseph Goebbels e Rudolf Hess che, poco più tardi, in fondo  un volo di notte, sarebbe diventato sorprendente “ospite” del Regno Unito.

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Duribanchi / Ancora una volta morire per Danzica?

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Mercoledì 16 Ottobre 2019
 
turchia

Lo sport non sia complice di chi uccide. Di chi prevarica. Di chi imprigiona. Altrimenti lo dovreste chiamare con il suo vero nome: business, affari. In nome della verità.

Andrea Bosco

Il quesito è antico: è giusto separare lo sport dalla politica? Le risposte sono sempre state, nel corso della storia, evasive, fasulle, ipocrite. Gli Stati Uniti parteciparono alle Olimpiadi di Hitler, a Berlino, dove trionfò a dispetto del Baffetto Criminale, Jesse Owens. Ma avrebbero dovuto non andarci. L'Europa ed il mondo avrebbero dovuto non andarci: chi voleva, poteva “vedere” quanto sarebbe successo. Chi poteva aveva il dovere di “vedere” il disegno disgustoso di un regime sprezzante dell'uomo fino all'olocausto. La domanda è anche oggi sempre la medesima: morire per Danzica?

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I sentieri di Cimbricus / Rivoluzione d'ottobre, in salsa matoke

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Lunedì 14 Ottobre 2019

 

kosgei

 

A poche ore di distanza sono state scritte due pagine che spingono la Maratona verso territori inesplorati. Due chiavi diverse di lettura: all'alea tecnologica di Eliud Kipchoge ha risposto la sfida alla fisiologia di Brigid Kosgei.

 

Giorgio Cimbrico

La rivoluzione d’ottobre è una faccenda kenyana, è un doppio lavoro veloce sulla distanza più lunga, è un giorno di scoperta (un 12 ottobre colombiano e viennese, per Eliud Kipchoge) e, poco più di 24 ore dopo. è una corsa nella Città del Vento che tanto ventosa non è stata: buon per Brigid Kosgei che riesce in un’impresa non comune, strappare un record sotto gli occhi della detronizzanda: dopo Doha, Paula Radcliffe era a Chicago, dietro un microfono, per dare l’addio al vertice e ricordare che proprio lì, sulle sponde del lago, su quelle strade, aveva offerto la sua prima cavalcata disordinata e a segno: 2h17’42”.

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Osservatorio / Ma quanto ci manchi, Maestro Roberto!

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Domenica 13 Ottobre 2019

 

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I grandi avvenimenti atletici, siano Mondiali o Olimpiadi, sono ormai considerati dalla stampa come eventi da “consumare” al momento, senza poi approfondite analisi e, perchè no, qualche opportuna riflessione. Che potrebbe aiutare a capire e a programmare meglio il futuro.

Luciano Barra

Si, Roberto Luigi Quercetani ci manca veramente tanto. Lui con i suoi “numeri” e con la sua sconfinata memoria storica sull’atletica avrebbe avuto molto da dire dopo Doha. Assenza che si è sentita ancora di più con il silenzio caduto dopo i Mondiali sulla stampa, sportiva o no, un silenzio assordante. Al martedì un bel pezzo del “globetrotter” Andrea Buongiovanni (ha aggiunto il debutto sulla Ginnastica, oltre al solito Rugby, arrivando così a 6 sport coperti sulla rosea) su Crippa ed un’analisi generale di Franco Fava sugli italiani e poi nulla più.

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Piste&Pedane / Il rumoroso crollo di un muro posticcio

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Sabato 12 Ottobre 2019


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Solo un'operazione commerciale? Di certo è difficile dare credito "sportivo" all'impresa targata Nike di Eliud Kipchoge - annunciata al rullar dei tamburi come l'evento dell'anno - che resta incastonata nel regno del "costruito" e del posticcio degli investimenti economici. Noi crediamo che l'atletica è, e deve restare, ben altro.


Carlo Santi


Eliud Kipchoge ha tirato giù un muro che sembrava impossibile ma che non troverà mai un posto nell’albo dei record ufficiali. A Vienna, su un circuito intorno al Prater, il trentaquattrenne keniano ha corso la maratona in 1h59’40”. Nessun pedone era mai riuscito in una simile impresa, nessuno era mai riuscito a correre i 42 chilometri e 195 metri 
in meno di 2 ore.

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