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Piste&Pedane / Con Eliud Kipchoge T&FN incorona la Semenya

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Giovedì 3 Gennaio 2019


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I migliori italiani dell’anno 2018? Per Track&Field News, il più autorevole periodico d’atletica al mondo, sono stati Massimo Stano, terzo nei 20 km di marcia, ed Elena Vallortigara, quarta nel salto in alto. Decimo posto per Gianmarco Tamberi ed Alessia Trost (e, forse, Palmisano). Pippo Tortu? Non pervenuto.

Gianfranco Colasante

Come d’abitudine, nei giorni di Natale T&FN ha pubblicato il suo Ranking annuale, giunto con la stagione 2018 alla 72ª edizione (la prima stesura è apparsa nel 1947). Con valutazioni che, se coincidono tra i maschi con i responsi della IAAF per Eliud Kipchoge, si discostano molto per le donne dalle scelte della federazione internazionale: qui al primo posto figura la discussa sudafricana Caster Semenya (1’54”25, ma anche 49”62 e 3’59”92 … un registro straordinario), mentre la triplista colombiana Caterine Ibargüen – migliore dell’anno secondo la IAAF – è solo quinta.

 

Da parte nostra, più modestamente, come N. 1 tra le ragazze avremmo riconfermato la saltatrice Mariya Lasitskene, al suo attivo 44 affermazioni consecutive tra il 2016 e la DL di Rabat della scorsa estate, unica sconfitta del 2018 sulle 26 gare disputate (l’ultima, un 2.00 al coperto, ottenuto il 22 dicembre scorso a Minsk).

Due parole sul Ranking che mette in fila i migliori dieci atleti, uomini e donne, per tutte le gare olimpiche. Il criterio adottato per valutarli si basa su tre considerazioni: a) il comportamento nelle manifestazioni di maggior peso dell’anno; b) l’analisi dei confronti testa-a-testa; c) l’insieme dei risultati di ciascuno. In attesa che anche la IAAF, che l’ha più volte annunciato (un tentativo operato una trentina anni fa era ingloriosamente abortito), dia vita al suo Ranking – nelle intenzioni di Coe e soci dovrebbe essere valido per l’ammissione a Olimpiadi e Mondiali – quello di T&FN resta ad oggi il riferimento più affidabile.


Presi dallo zelo, i compilatori (quest’anno sono stati il direttore Garry Hill, Richard Hymans, Dave Johnson, Nejat Kök, e Jonathan Berenbom) si spingono fino ad indicare anche i migliori 10 in assoluto, indipendentemente dalle specialità, sia per gli uomini che per le donne. Impresa quasi disperata. Questo è stato il responso per il 2018:

Uomini – 1. Eliud Kipchoge (Kenya) Maratona; 2. Abderrahmane Samba (Qatar) 400 Ost.; 3. Kevin Mayer (Francia) Decathlon; 4. Noah Lyles (Usa) 200; 5. Tom Walsh (Nuova Zelanda) Peso; 6. Emmanuel Korir (Kenya) 800; 7. Sergey Shobenkov (Russia) 110 Ost.; 8. Juan Miguel Echevarria (Cuba) Lungo; 9. Timothy Cheriuyot (Kenia) 1500; 10. Mutaz Barshim (Qatar) Alto.

Donne – 1. Caster Semenya (Sud Africa) 800; 2. Beatrice Chepkoech (Kenya) Siepi; 3. Shaunae Miller Uibo (Bahamas) 400; 4. Mariya Lasitkene (Russia) Alto; 5. Caterine Ibargüen (Colombia) Triplo; 6. Salwa Eid Naser (Bahrain) 400; 7. Nafi Thiam (Belgio) Eptathlon; 8. Sandra Percković (Croazia) Disco; 9. Anita Włodarczyk (Polonia) Martello; 10. Marie-Josée Ta Lou (Costa d’Avorio) 100.

L’analisi conferma ancora una volta come il baricentro dell’atletica mondiale si sia da tempo allontanato dall’Europa (ma che regge ancora nei lanci), spostandosi verso entità e strutture una volta quasi marginali, se non proprio folkloristiche. In attesa che il braccio di ferro CIO/IAAF abbia uno sbocco chiaro e definitivo per gli atleti della Federazione Russa, resistono come polo di eccellenza gli Stati Uniti, che pure hanno visto ridursi la loro vetrina d'eccellenza a 5 leader tra gli uomini e a 4 tra le donne, mentre resta schiacciante il superpotere del Kenya nelle distanze medio/lunghe.

E l’Italia? Non c’è molto, in attesa che l’annunciata rivoluzione targata Antonio La Torre dia i suoi frutti, non tanto nei risultati – che non potranno essere dirompenti – quanto, come auspicato, in un necessario cambio di mentalità, in un bagno di umiltà e in un rinnovato impegno mentale, va detto che la stagione 2018 ha lasciato veramente poco nel palazzo di via Flaminia. L’atleta meglio considerato dagli esperti di T&FN è il marciatore Massimo Stano, terzo in una specialità (i 20 km) dominata dagli asiatici, collocato alle spalle del giapponese Koki Ikeda e del cinese Wang Kaihua, ma davanti all’altro nipponico Toshikazu Yamanishi e allo spagnolo Alvaro Martin, il vincitore degli Europei, gara nella quale Stano ha mancato il podio d’un soffio. La scelta dei compilatori si è basata sul mondiale a squadre la cui classifica ha determinato le diverse posizioni.

Non molto distante il quarto posto della sorprendente Elena Vallortigara (salita a 2.02, seconda prestazione dell’anno al mondo: alzi la mano chi l’aveva previsto), anche se ha mancato l’appuntamento più importante restando fuori dalla finale europea. Comunque una carta da giocare. Con Alessia Trost, collocata al decimo posto, l’alto ha due presenze azzurre, una realtà per molti versi confortante. Questo è il top ten completo di una specialità un po’ appiattita nei vertici (eccezion fatta per la Lisitkene) e che ha visto solo quattro saltatrici oltre i due metri:

Alto – 1. Mariya Lisitkene (Russia); 2. Mirela Demireva (Bulgaria); 3. Yuliya Levchenko (Ukraina); 4. Elena Vallortigara; 5. Vashti Cunningham (Usa); 6. Marie-Laurence Jungfleisch (Germania); 7. Kateryna Tabashnyk (Ucraina); 8. Morgan Lake (Gran Bretagna); 9. Erika Kinsey (Svezia); 10. Alessia Trost.

Entro i dieci figura anche Gianmarco Tamberi che sul finale di stagione è tornato a prendere confidenza con i 2.30 e a cui il quarto posto europeo va un po’ stretto. Dopo un avvio stentato sul quale hanno pesato i tre nulli di Banská Bystrica a febbraio, si è ritrovato solo nell’ultima settimana di agosto superando in pochi giorni 2.33 e a 2.31, entrambe le volte alle spalle di Brandon Starc. Una discreta piattaforma da cui ripartire. Ecco il top ten dell’anno (tenendo conto che su Lysenko pende una procedura di infrazione per doping):

Alto – 1. Mutaz Barshim (Qatar); 2. Danyl Lysenko (Russia); 3. Brandon Starc (Australia); 4. Mateusz Przybylko (Germania); 5. Wang Yu (Cina); 6. Donald Thomas (Bahamas); 7. Maksim Nedasekau (Bielorussia); 8. Jeron Robinson (Usa); 9. Majed El Dein Ghazal (Siria); 10. Gianmarco Tamberi.

Si può chiudere questa breve sintesi, accendendo i riflettori sui 20 km di marcia al femminile. Anche qui il giudizio di T&FN è influenzato pesantemente dai riscontri del mondiale a squadre, il cui ordine di arrivo ha condizionato le scelte dei compilatori. Così, al primo posto, troviamo la messicana Lupita Gonzalez, sulla quale – appena dopo la stesura del Ranking – si è abbattuta una “positività” al doping. Di modo che anche qui le italiane sono due: al settimo posto figura Eleonora Giorgi, grazie alla quinta posizione “mondiale”, anche se il nuovo corso federale l’ha decisamente dirottata sui 50 (prendere o lasciare). Undicesima, quasi decima in attesa degli eventi, troviamo Antonella Palmisano malgrado il terzo posto europeo, ma penalizzata dal 17° ottenuto in Cina. Ecco quanto:

Marcia 20 km – 1. Lupita Gonzalez (Messico) ?; 2. Qieyang Shenjie (Cina); 3. Yang Jiayu (Cina); 4. Maria Pérez (Spagna); 5. Anežka Drahotová (Rep. Ceca); 6. Erica de Sena (Brasile); 7. Eleonora Giorgi; 8. Brigita Virbelyté-Dimšiené (Lituania); 9. Kimberley Garcia (Spagna); 10. Inna Kashyna (Ucraina); [11. Antonella Palmisano].

Ultima considerazione per Pippo Tortu che non troviamo tra i migliori dieci dei 100 metri, ma sperando di poterlo trovare a fine stagione 2019 nel top ten dei 200. Mr. Fastweb costituisce la grande scommessa dell’annata mondiale – appuntamento a Doha il prossimo 29 settembre – con la convinzione diffusa che una sua conferma ad alto livello potrebbe fungere da traino per l’intero movimento. Vedremo. Intanto per il 2018 troviamo ai vertici dei 100 Christian Coleman (visto un po’ acciaccato al Golden Gala, dove fu superato anche da Tortu) quasi alla pari con Ronnie Baker, ed appena davanti a Noah Lyles, tutti sotto i 9”90. Per di più il ventunenne Lyles ha inanellato – nelle cinque gare disputate sui 200 – quattro crono sotto i 19”70. Largamente sufficienti a tenere a distanza siderale la concorrenza e ad issarlo sul trono del mezzo giro.

 

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