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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

  Direttore: Gianfranco Colasante   

Gianfranco Colasante
BRUNO ZAULI
“Il più colto uomo di sport”




Gianfranco Colasante
MITI E STORIE DEL GIORNALISMO SPORTIVO
La stampa sportiva italiana
dall’ Ottocento al Fascismo
(le oltre 400 testate dimenticate)





I sentieri di Cimbricus / Il lamento selvaggio delle cornamuse

Venerdì 22 Maggio 2020

 

cornamuse 


La musica, in Scozia, è sempre stata una faccenda importante, mezzo di comunicazione e canzoni eseguite nei salotti della borghesia e nelle sale da concerto. Ma anche sui campi di rugby.

Giorgio Cimbrico

Torot, torot, torot, ratatat, ratatat, ratatat scandiscono i tamburi e i tambur maggiori, prima che l’aria inizi a vibrare al lamento selvaggio delle cornamuse: la musica scozzese è da campo di battaglia, da coraggiose avanzate, da rotte senza quartiere, da trionfi e orgogliosi disastri; è musica da campo da rugby, da sfide senza prigionieri: “cornamuses o bal musette” diventò l’enorme etichetta di prima pagina di un’Équipe di trenta e più anni fa, quando il Torneo si decideva tra blu con il cardo e blu con il galletto, Blues navy e Bleus.

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Italian Graffiti / Impreparazione e incompetenza: come se ne esce?

Giovedì 21 Maggio 2020

 

spadafora-2017 2 


Se si può credere che “nulla sarà più come prima” dopo la pandemia, quando e semmai si allontanerà dal Bel Paese, ci si chiede come saprà reagire a questa emergenza il comparto sportivo.

Gianfranco Colasante

In questi giorni sui giornali si è attivato un (educato e un po’ elitario) dibattito a più voci sulla necessità di ricostituire il “capitale umano” della nazione, già deficitario e che pare ora dissoltosi non soltanto per colpa del Covid-19. Certo, non si può negare che la cosiddetta classe dirigente, proprio sotto i colpi della pandemia, ha sciorinato una paurosa inconsistenza e litigiosità. Tanto da favorire, se non giustificare, l’intervento ossessivo dello Stato che – in diatriba perenne con le Regioni – reagisce a colpi di decreti col risultato di accrescere a dismisura il debito pubblico senza alleviare il disagio comune. Come se ne può uscire?


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Duribanchi / Il fascino indiscreto della quarta eta'

Giovedì 21 Maggio 2020

 

football-1 

 

Tra i tanti misteri che si aggirano tra noi, per non farci mancare nulla anche il martoriato calcio fa la sua parte. Rimettendo nel cassetto le conclamate e attese riforme (ma ne erano mai uscite?).

Andrea Bosco

Se n'è andato un altro: Bruno Bernardi detto “Bibì” firma de La Stampa che aveva la Juventus nel cuore. Un collega per bene che al calcio sapeva (bene) giocare. Parlava in modo “solenne” ma i suoi giudizi non erano “pomposi”. Erano rispettosi: soprattutto nei confronti di quanti gli stavano sulle scatole. Lo conoscevo da tanti anni. Incrociato le prime volte al Comunale di Torino durante la mia, tutto sommato breve, parentesi da giornalista sportivo. Era disponibile, Bruno, con i colleghi più giovani che non avevano dimestichezza con la “Divina”. Lui era di casa da quelle parti. Ed era generoso: una “dritta”, spesso, te la dava.

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I sentieri di Cimbicus / “Venite avanti, graziose mascherette”

Giovedì 21 Maggio 2020

 

anonymous 


Viaggio a ritroso tra maschere e travestimenti. Non c’è nulla di nuovo da raccontare, semmai un perenne rinnovamento su un tema antico quanto l’uomo. Ma da non prendere troppo sul serio.

Giorgio Cimbrico

Non sono le mascherine ma i travestimenti a rendere irriconoscibili i Bassotti. Un esempio: uno dei Bassotti, in finanziera e cilindro, si reca da Paperone e si presenta come banchiere Ottobas, ha la mascherina nera e porta i soliti segni di una trascurata rasatura, ma Paperone non sospetta minimamente l’inganno e apre una trattativa. La maschera di ferro: ultimo a indossarla sullo schermo, Leonardo di Caprio. I moschettieri erano Gabriel Byrne, Jeremy irons, John Malkovich e Gerard Depardieu. Domanda da un penny: chi era Porthos?

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Piste&Pedane / Elogio della liberta' (sino alla prossima pandemia)

Martedì 19 Maggio 2020

 

runners 


Lo sport (o quel che ne resta) al tempo del coronavirus ovvero il trionfo del virtuale. Dal Giro d’Italia alla corsa individuale o di gruppo: tutto su tablet o smartphone (compreso il pacco-gara, ovviamente).

Daniele Perboni

Mi sono rotto, se permettete. Sì, mi son proprio rotto i “cabasisi”, per usare un termine tanto caro a Camilleri. Dalle mie parti si pronuncerebbe un meno elegante “am’son rut i ball”, ma dall’identico significato. Di che cosa sto parlando? Del mondo sbocciato con il nascere e il perdurare della quarantena che ci ha costretti ad abbandonare le consuete e tanto amate abluzioni pedestri, per abbracciare un altro universo, sino a pochi mesi addietro frequentato dai classici nerd (termine della lingua inglese con cui viene definito chi ha una certa predisposizione per la tecnologia ed è al contempo tendenzialmente solitario, … Wikipedia docet): il “virtuale” naturalmente.

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