Italian Graffiti / Cultura e civilta' delle Societa' Sportive
Sabato 20 Giugno 2020
Partendo da un garbato distinguo del presidente del CONI Giovanni Malagò, torno su un tema che mi sta molto a cuore: la tutela delle “autentiche” Società Sportive, quelle che praticano e proteggono le discipline olimpiche. Confortato in questo da quanto scriveva già nel 2012 proprio lo stesso Malagò.
Gianfranco Colasante
Ho sotto gli occhi una riflessione di Francesco Alberoni apparsa nella rubrica tenuta per anni sulla prima del Corriere della Sera. Ve ne leggo l’incipit e la conclusione: “Se un Paese perde le sue radici culturali, la sua storia, la sua arte, la sua lingua diventa incapace di creare e svanisce. […] Se non vogliamo svanire dobbiamo tornare a spostare tutti i nostri standard verso l’alto: verso il rigore, la cultura, la fantasia, l’eccellenza”. Era il febbraio del 2007 e molta acqua da allora è transitata sotto il ponte del Foro Italico, ma quei concetti appaiono quasi profetici nella loro limpidezza.
I sentieri di Cimbricus / Ma l'Uomo Vitruviano e' proprio bianco?
Venerdì 19 Giugno 2020
In questi giorni di proteste e un po’ di stupidità non pare inopportuno ricordare qualche storia di “incroci” nello sport, cocktail vincenti e tonanti di etnie diverse. Quando non proprio tutto è solo intolleranza.
Giorgio Cimbrico
“Sono negro? Dio mio, non me n’ero mai accorto”: è uno dei memorabilia di Daley Thompson, il simpatico e formidabile decatleta britannico che dominò gli anni Ottanta. Collezione imponente: i gioielli della corona sono i due titoli olimpici di Mosca ’80 e di Los Angeles ’84. La domanda è: oggi, come verrebbero accolte queste parole? Risposta: boh, facciano loro. Di certo che se ogni razza ha dato il suo contributo allo sviluppo, la commistione ha fatto la storia, la fortuna, l’epos di una gara che non è una gara. Una dimensione è meglio.
Piste&Pedane / Prove di ripartenza (con troppa prudenza)
Mercoledì 17 Giugno 2020
Rispetto al resto del mondo, da noi l'atletica parte buona ultima, o quasi. Intanto il calcio ha già sparato il colpo d'avvio. Ora toccherà al calcetto, ma restano fermi pallavolo, basket, rugby. Per quanto ancora?
Daniele Perboni
Norvegia (Oslo, Jessheim, Bergen), Svezia (Växjö, Södertälje), Ungheria (Szombathely), Austria (Schwechat), Germania (Neubrandenburg), Republica Ceca (Proga, Kolín, Kladno, Plzeň), Serbia (Novi Sad), Finlandia (Lahti, Espoo, Jyväskylä), Slovenia (Domžale, Slovenska Bistrica). Andiamo fuori continente e atterriamo a Shanghai, dove ci attende un bel tour fra Chengdu, Fuzhou, Shijiazhuang e Pechino. Non paghi cerchiamo l’ebbrezza del centro America (Città del Messico). Una volta da quelle parti non possiamo lasciarci sfuggire il fascino struggente della vecchia Habana (Cuba), quindi un salto in Brasile e per finire in bellezza, dopo quasi tredicimila chilometri, finiamo a Gaborone (Botswana), poco oltre i mille metri di quota (1010 recitano alcune mappe).
Duribanchi / Montanelli e la sua storia? Controcorrente
Mercoledì 17 Giugno 2020
“Indro non aveva la fede. Ma conosceva la forza del perdono. Perdonò i brigatisti: figli della borghesia radical chic milanese che brindò a champagne il giorno in cui venne gambizzato. Anni dopo li perdonò.”
Andrea Bosco
Nelle Fiandre è toccato alla statua di Giulio Cesare. Negli Stati Uniti a quelle di Cristoforo Colombo e dei generali della Confederazione: vandalizzate. A Praga è stato lordato il monumento a Wiston Churchill. Siamo prossimi alla furia iconoclasta dei talebani contro le statue di Buddha, e a quella dell'Isis contro il sito archeologico di Palmira. L'ennesima morte violenta di un afroamericano per mano della polizia negli Stati Uniti (con relative altrettanto violente contestazioni sfociate in devastazioni e saccheggi) ha innescato l'emulazione degli europei. Che notoriamente arrivano “dopo”. Ma che spesso hanno dimostrato di saper fare “meglio”. Gli Stati Uniti convivono con molte piaghe, la questione razziale in primis. Ma gli Anni di Piombo, gli USA, se li sono risparmiati.
I sentieri di Cimbricus / Doveroso amarcord per "el partido del siglo"
Martedì 16 Giugno 2020
Domani sera di mezzo secolo fa il 4-3 dell’Azteca. Coi tedeschi si sa come finisce: loro sono migliori in tutto, ma a calcio vinciamo noi, è nella storia. Vi riproponiamo questo scritto apparso sul Secolo XIX del 13 giugno. Epopea pura.
Giorgio Cimbrico
Per chi come noi, III E del liceo Mazzini, doveva “fare” la maturità, il testo fondamentale di quei giorni era Tuttosport: quando Riva si sblocca (ma cosa aveva, Gigi: mal di alta quota o era stato maledetto da Montezuma?), Il titolo è “Arriba Riva Mexico Adios” e in quel momento capiamo che non è questione di “Messico e Nuvole” ma di “Lampi sul Messico”, il film che Sergei Eisenstein non portò mai a compimento: “Ottobre”, “Aleksandr Njevski” li avevamo visti al cineforum, ci eravamo commossi, esaltati. Mexico e Ciudad de Mexico, 2248 sul livello del mare: luoghi buoni perché l’impossibile diventasse reale: meno di due anni prima, l’interminabile collana di record del mondo anticipatori del futuro, con il diamante da centinaia di carati il Kohi-i-Nur dell’atletica: Bob Beamon, 8.90.
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