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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

Direttore: Gianfranco Colasante  -  @ Scrivi al direttore

Osservatorio / Perdonerete se intervengo a gamba tesa

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Giovedì 7 Agosto 2025

 

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“Grazie ai contributi di Sport & Salute le federazione sono tornate ad essere le più ricche al mondo. Inoltre il braccio operativo del Governo è diventato fondamentale per l’organizzazione di grandi eventi non solo al Foro Italico.”

Luciano Barra

Mi è concesso un intervento a gamba tesa sulla questione relativa al Decreto presentato dal Governo ed in approvazione sull’organizzazione di manifestazioni sportive internazionali organizzate in Italia e altro?Alla fine del millennio passato, quello in cui ho vissuto intensamente ogni tipo di attività organizzativa, il CONI era “uno e trino”. Comitato Olimpico, Federazione delle Federazioni, e Governo. Tutto dipendeva dal CONI e “non si muoveva foglia che Dio non voleva” ed il Dio in questione era il CONI.

Nonostante questo già dai tempi di Onesti, vedi il “Libro Bianco dello Sport” – parliamo degli anni Settanta e delle successive versioni – si lamentava la totale assenza dello Stato nelle funzioni base dell’Ente Pubblico nel movimento sportivo italiano. Causa ciò il CONI si era dovuto sostituire in toto, vedi Giochi della Gioventù, formazione dei quadri, medicina sportiva, impiantistica sportiva e quant’altro. Il Libro auspicava che lo Stato fosse presente e facesse la sua parte.

Tutto si era reso possibile grazie all’enorme gettito di risorse provenienti dal Totocalcio e soprattutto grazie alla conseguente totale autonomia finanziaria dello Sport. Alla fine del millennio questa “bonanza” terminava causa la crisi economica del Totocalcio causato in primis dall’introduzione di un nuovo gioco, il Superenalotto, che spostava l’attenzione del giocatore su una novità ben più redditizia. Ma sarebbe ingiusto individuare solo in questa causa la fine dell’autonomia del CONI. A monte c’era stata una volontà politica che ho più volte riassunto nel WM (sistema di gioco Inglese del Calcio) e vale a dire la triade Visco, Veltroni, Melandri che con lucidità e cinismo aveva usato tre grimaldelli (economico, proprietà immobiliari e populismo elettorale) per smantellare l’antica autonomia del CONI.

Il turning point fu l’intervento del Ministro Meladri, allora conosciuta come La Fatina Bionda, al Consiglio Nazionale del CONI del 2001. Il suo discorso fu un insulto continuo – tra l’altro in un testo scritto e quindi ragionato – dimenticando tutto quello che lo Sport Italiano aveva fatto nei sessant’anni del dopoguerra, unici momenti in cui noi tutti eravamo orgogliosi di esserne parte e di permettere a tutti gli italiani di far sventolare il tricolore, per la meraviglia degli stranieri che erano usi chiederci: “ma come fate a raggiungere questi risultati nonostante abbiate un Governo all’anno ?” ed  una reputazione politica che aveva superato i confini nazionali (Mani Pulite era del 1994).

Va detto che WM ebbe la strada spianata dalla pochezza della dirigenza CONI del tempo che non oppose alcuna resistenza e che mai ebbe il coraggio di presentare le proprie credenziali, i meriti del passato e soprattutto i benefici (in centinaia di miliardi) che lo Stato aveva ricevuto grazie ai 50 anni di introiti versati dal CONI via Totocalcio. Ma va anche detto che ciò era stato condizionato dall’interno da chi allora comandava veramente: la dirigenza e gli interessi del Calcio di allora (società per azioni, diritti televisivi e “spezzatino” del campionato, causa quest’ultimo della mazzata finale al Totocalcio). Cedere gratuitamente tutto il Foro Italico ad una società esterna dopo aver investito in esso miliardi e miliardi mi pareva un sacrilegio. Abbiamo venduto un patrimonio per un tozzo di pane, il minimo garantito di contributo dello Stato. Dimenticando che il vero obbiettivo “politico” era quello di togliere al CONI la gestione delle migliaia di biglietti domenicali dello Stadio Olimpico, preziosa merce di scambio politico.

I 10/15 anni successivi sono stati duri per lo sport italiano, privo delle precedenti risorse e soprattutto privo del coraggio e dell’orgoglio di quello che aveva fatto per la gioventù del Paese nei precedenti cinquanta anni. Sono stati comunque anni utili soprattutto per le Federazioni che hanno capito che dovevano incrementare le proprie risorse, tagliare le spese inutili, le sedi principesche e la massa di dipendenti accumulati. Una salutare cura dimagrante.

Per fare la storia breve negli ultimi anni, prima con la creazione di CONI Servizi –, in house società del CONI, e poi grazie alla legge Giorgetti, diventata Sport & Salute –, il Governo ha creato una costola all’interno dello sport che lentamente ed autonomamente ha assorbito moltissime delle competenze che prima aveva solo il CONI, a partire dal finanziamento alle Federazioni ed alle Associazioni, al finanziamento di impianti di base ed alla rinascita dei Giochi della Gioventù. E non solo. Oggi grazie alla ottimizzazione delle risorse ed ai contributi di Sport & Salute le Federazione italiane sono tornate ad essere le più ricche al mondo.

Dal punto di vista organizzativo il braccio operativo del Governo, Sport & Salute, è diventato fondamentale per l’organizzazione di importanti eventi non solo al Foro Italico ma anche fuori delle proprie proprietà. Gli Internazionali di Tennis da dieci anni a questa parte –, anche grazie a CONI Servizi prima e Sport & Salute poi –, sono diventati una macchina produttrice di risorse, a favore della Federazione del Tennis, impensabili prima. La Ryder Cup non si sarebbe mai potuta svolgersi senza l’intervento economico, diretto ed indiretto, dello Stato. Gli Europei di atletica del 2024 non si sarebbero svolti se non fosse intervenuto Sport & Salute con le proprie risorse ed il proprio staff. Vogliamo palare degli ATP di Tennis di Torino, con i lauti finanziamenti dello Stato e della Next Generation Cup di Milano, o del CSIO di Piazza di Siena o degli Europei di Nuoto e della America’s Cup e quant’altro?

Ora, giustamente, il Ministro che è assalito da richieste di contributi per tutta una serie di avvenimenti (solo la FIDAL ha richiesto 150 milioni per avanzare la propria candidatura ai Mondiali di atletica) ha presentato una legge in cui propone che Sport & Salute faccia parte dei diversi Comitati Organizzatori quando esiste un importante intervento economico dello Stato (dicasi oltre 5 milioni di euro). Ovviamente sarebbe errato legiferare che l’organizzazione spetti a Sport & Salute, ma che debba far parte del Comitato pare cosa logica e giusta. Non dimentichiamo che c’è anche la necessità di un controllo della spesa di risorse pubbliche.

Personalmente trovo la richiesta corretta e le sortite di Petrucci e Binaghi mi paiono battaglie di retroguardia. Mi meraviglia Petrucci che troppo spesso dimentica di essere stato a capo del bastimento CONI nei tredici anni più critici dello sport italiano e che l’attuale assetto è figlio proprio di una debolezza nei confronti della politica e del mondo del Calcio che lo ha condizionato. Dimentica anche che la “sua” Federazione di Pallacanestro – ancora a metà degli anni Duemila – era, dopo il Calcio, lo sport più popolare in Italia. Oggi fa fatica ad essere fra i primi dieci. 

Di fatto il sistema sportivo dello Sport Italiano è passato da essere “uno e trino” ad allinearsi ai sistemi sportivi degli altri più importanti Paesi Europei (Francia, Germania, Spagna, etc.) dove va detto non esiste ingerenza della politica sullo Sport. È giusto non fidarsi della politica italiana anche se devo dire che persone come Abodi e Nepi, visto la loro estrazione, meritano ampio rispetto. Quindi penso che con le dovute cautele vada accettata la presenza, non maggioritaria, di Sport & Salute nei vari Comitati Organizzatori quando c’è un importante intervento finanziario dello Stato.

Fare dei paragoni con il passato non è facile e forse ingiusto. So solo che oggi la Federazione Tennis, grazie soprattutto alle entrate degli Internazionali di Roma, si è permessa di comperare una sede da 12 milioni in una delle più prestigiose zone di Roma (prima sede, in affitto, dei Mondiali di Calcio 1990 e poi della FIDAL), di avere più dipendenti del CONI attuale; alla FIDAL di passare da un bilancio di un dieci milioni di euro (equivalente di 20 miliardi di lire del 1988) all’attuale bilancio (consolidato e quindi comprensivo di tutto) di 42 milioni di euro del 2024. Era possibile tutto questo prima? Non credo.

Invece fossi nella Federazione Tennis spenderei più tempo ad esaltare i reali motivi del loro successo. Legato soprattutto ad un’attiva di formazione tecnica capillare, ormai decennale. Avete mai sentito parlare, o letto, di Michelangelo Dell’Edera e dell’Istituto di Formazione “Roberto Lombardi” in attività da 15 anni? E per la FIDAL che dire del loro nuovo modello tecnico decentrato che ha richiesto grandi risorse (il triplo rispetto al passato) e che è il segreto degli attuali successi. Lo stesso dicasi per il Nuoto. Questi sono gli esempi che vanno spesi veramente per aiutare tutte le altre discipline che non sono allo stesso livello delle citate.

Quindi la dirigenza sportiva italiana –, quella attuale che poi è la stessa di quella di prima (ricordiamolo) –, deve evitare di suonare la tiritera che si usavamo da piccoli: “Mamma, Ciccio mi tocca” per poi aggiungere “Ciccio, toccami che mamma non vede”. Quindi superiamo il provincialismo nostrano ricordando cosa dicevano i Romani già duemila anni fa: “Pecunia non olet”.

               

 

 

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