Duribanchi / "A ogni secolo, la sua messa"
Martedì 15 Aprile 2025
Al tempo di Trump i dazi preoccupano un Occidente abituato a vivere nella bambagia. Preoccupano industriali abituati a crescere sistematicamente. E che della crescita hanno fatto l’unica ragione del proprio progetto.
Andrea Bosco
Siamo pronti per “scomparire”? Perché così, verosimilmente andrà a finire se il mondo non troverà il buon senso di fare qualche passo indietro. Del resto un quotidiano, interpretando lo spirito del tempo, ha fatto sei pagine sulla terza guerra mondiale “prossima ventura”. Non senza qualche ragione. Il Papa da tempo lo dice: la Terza guerra mondiale è già in atto frammentata in decine di rivoli.
Trump si conferma il “bifolco” celebrato in un saggio di successo tradotto pudicamente in Italia “Elegia americana”: il coatto che arriva dagli Appalachi, povero, buzzurro, avido, spavaldo, mentitore, spietato. Gira un film su di lui con i consigli del suo primo avvocato, squalo del Foro di New York: “Regola numero uno: attaccare sempre per primi. Regola numero due: mai dire la verità. Regola numero tre: mai ammettere una sconfitta.” Sembrano le regole della politica italiana. Con punte di eccellenza nei leader di alcuni partiti.
Il problema per chi si accosta a Trump è che The Donald è Gerione: il mostro dantesco che sta con la faccia da uomo onesto affacciato sull’orlo di uno smisurato precipizio. The Donald ha il pelo sullo stomaco. I politici devono averlo, si dice. Ma qui siamo alla coperta di cachemire. Solo un “peloso” senza ritegno può trattare con Putin, minacciandolo senza cavare un ragno dal buco, mentre l’assassino (ex?) KGB fa bombardare una chiesa a Kiev la Domenica delle Palme. Solo un bieco figuro può ipotizzare di dividere in due l’Ucraina come accadde alla fine della seconda guerra mondiale con la Germania. Solo un fanfarone spregiudicato può affermare di essere in grado di espellere un milione di migranti entro la fine dell’anno.
I dazi preoccupano un Occidente abituato a vivere nella bambagia. Preoccupano industriali abituati a “crescere” sistematicamente. E che della crescita hanno fatto l’unica ragione del proprio progetto. Invece un capitalista assennato dovrebbe valutare sempre il contesto nel quale si muove. Se costruisci delle abitazioni non puoi costruirle nel deserto. Devi pianificare la costruzione di strade, servizi, infrastrutture, collegamenti. Altrimenti accade quanto è accaduto in molte città italiane e non solo italiane: disastri ambientali. Che diventano disastri sociali. E che a distanza di anni devono essere abbattuti, cancellati. Lasciando essere umani senza dimora e senza futuro.
Ma se i dazi fanno male all’economia, non è detto che i dazi non possano dare una svolta ad un sistema economico cristallizzato, divorato dalla globalizzazione: il mostro che ha ingoiato se stesso. L’idea era quella che facendo circolare liberamente uomini, merci, animali, risorse, investimenti, denaro, il mondo sarebbe “cresciuto”. Gli uomini avrebbero imparato a conoscersi e a rispettarsi. Tutto sarebbe stato (cito l’amico Bruno Pizzul) “molto bello”. La gente sarebbe stata persino più buona, più solidale, più garantista, più democratica. E’ accaduto l’esatto contrario. Perché è impossibile mescolare le pere con le mele.
Impossibile far convivere democrazie liberali con autoritarie autocrazie. Impossibile far convivere Cristo e Maometto, Karl e Adam, socialdemocrazia e sovranismo. Impossibile rinunciare alla storia dell’uomo imponendo una bizzarra rivoluzione woke fatta di asterischi e di puttanate arcobaleno. L’uomo del resto è sempre stato la specie terrestre più intelligente, ma anche la più violenta. Altrimenti non avrebbe potuto sopraffare tutte le altre. La verità è che si è voluto procedere troppo in fretta. L’ansia da Covid ha prodotto ulteriore accelerazione nella convinzione di dover ottenere tutto e subito.
I disastri climatici sono evidenti. Ma le ricette per combatterli non possono essere i tappi di plastica attaccati alle bottiglie, le auto elettriche e mille altri palliativi. Il maggiore inquinatore del mondo si chiama Cina. Il secondo si chiama India. Il terzo Stati Uniti. Loro devono dimagrire e produrre diversamente. Invece l’Europa ebete (ed ipocrita) penalizzata daziariamente da Trump si è subito rivolta alla Cina, felice di liberare sulle sue vie della seta, prodotti farlocchi, scadenti, confezionati da uomini che non hanno diritti sindacali in un regime-sistema che dai tempi di Mao ha solo scoperto il mercato, ma che di passi avanti sul piano della democrazia non ne ha fatti. Caso mai ne ha fatti all’indietro.
La Cina è come gli alieni descritti in “Indipendence day“ (fattezze non mostruose a parte): colonizza. Chi è stato in qualche paese africano lo sa. La Cina si muove come le cavallette: sfrutta tutto il possibile da un territorio poi lo abbandona. I colonizzatori europei erano “bambini“ rispetto ai cinesi. La guerra per ora è economica. Nessuno vuole rinunciare alla sua fetta di torta. Statistiche e previsioni si sprecano.
Maranza di papà – Tutto vero? L’Italia, ad esempio, è davvero un paese povero? Davvero, come spiegano i talk, non si campa? Non sembra a sentire poi i tg che parlano di “vacanze pasquali protratte fino a dopo il primo maggio”, di milioni (20? 25?) pronti a “riposarsi“ ai monti, all’estero o in Italia. Riposarsi da che? Da quali fatiche? Beh, certo ci sono dementi che vorrebbero la settimana cortissima con soli cinque giorni lavorativi (“lavorare meno per lavorare tutti”: e ancora c’è chi ci crede a idiozie del genere), lavorare da “remoto“, perché la presenza è una fatica e ossessiona.
E quindi eccoli gli studenti del liceo “Vittorini“ di Milano che hanno deciso di occupare la scuola presi da “ansia“ per un istituto (scientifico) troppo difficile, troppo duro, troppo diverso dai desiderata, fatti di materie semplici, di interrogazioni saltuarie, di “confronto“ con i professori, di tempo libero. Di presenze non “umilianti“. Insomma un programma da fancazzisti come piace oggi alla maggior parte degli studenti e soprattutto ai genitori dei medesimi. I genitori degli adolescenti sono un problema. Abituati male quando adolescenti erano loro, si comportano malissimo con i figli. Li giustificano, li vellicano. Mai uno schiaffo, mai un rimprovero, mai una punizione, mai una proibizione.
Sono – i genitori – politicamente corretti. E pazienza se i loro figli si rivelano scorretti. Andrea Galli sul Corriere di Milano sta facendo un ottimo lavoro con una inchiesta a puntate sui maranza. Che oggi si chiamano in questo modo ma che in passato da “teddy boys” a “coatti“ avevano nomi diversi. Ma la sostanza era la medesima. Solo qualche coltello in meno. I “maranza“ fanno ogni settimana carne di porco a Milano: sui treni che portano a Milano dalla provincia, nelle stazioni, in Piazza Gae Aulenti che è diventata il “ritrovo“ identitario delle tribù. Che non sono composte solo da magrebini di seconda generazione: sono tutti eguali i bulli (italiani, cinesi, magrebini, sudamericani, bosniaci) che si vestono con le brache alla cacaiola a vita bassa, zeppi di tatuaggi (fatti a basso costo al Lorenteggio), ma che si esprimono come idioti psicolabili e soprattutto hanno sempre un coltello in tasca. Che non esitano ad adoperare per le questioni più assurde.
Galli è stato con loro, è stato a casa loro. E’ stato nei commissariati dove i genitori che giustificano i “cocchi di mamma“, spesso piangono come vitelli, incapaci di fare quello che dovrebbero fare: i genitori. Cosa che neppure il legislatore sa fare: il suo mestiere. Che dovrebbe prevedere il controllo (come deterrenza) dei “maranza” una volta scesi dal treno. Hai un coltello in tasca? Multa e una notte in galera. Ti becco due volte? Doppia multa e due notti in galera. Ti becco tre volte? Finisci al riformatorio. Non è impossibile debellare il fenomeno delle baby gang se si vuole.
Ma non si vuole. Si teme di “violare la libertà dei maranza“. E quindi si lascia correre. E pazienza se ci scappa il morto. E’ il “costo“ che la democrazia – spiegano – deve pagare alla libertà di ognuno. Che prevede anche l’eventualità che un cristiano venga accoltellato. Libertà non significa anarchia. Libertà di manifestare? Certo. Ma se le manifestazioni da inizio anno sono state oltre 13.000, qualche cosa non funziona. Se le manifestazioni prevedono ogni volta scontri con la polizia, devastazione, scritte luride contro il governo, prevedono la violenza come “procedura“ ai danni dei poliziotti che inermi hanno il divieto di difendersi, allora la parola “democrazia“ nelle manifestazioni va abolita, perché tali non sono.
Oggi i “pro pal“ non protestano a favore della Palestina. Oggi i “pro pal“ protestano a favore di Hamas, a favore dell’Islam integralista. Ogni fine settimana la vergogna va in scena: sempre eguale. E senza alcun pratico risultato se non quello di mandare i poliziotti al pronto soccorso. Mai sentito un “pro pal“ affermare che l’ Iran con la sua pretesa di “cancellare Israele“ è uno stato schifoso. Mai sentito un “pro pal“ difendere le donne islamiche dalle violenze degli integralisti. Mai sentito un “pro pal“ chiedere la restituzione degli ostaggi rapiti il 7 ottobre. Mai sentito un “pro pal“ definire inumana la pratica di Hamas di nascondersi dietro alle scuole, agli ospedali, ai civili inermi.
Israele sta esercitando una violenza senza pari sulla striscia. Con migliaia di morti. Non ci sono scuse. Ma Israele è sola. Cosa ha fatto finora il mondo per combattere Hamas? Niente. Solo distinguo, la ricerca di una intesa, la volontà della “pace“, la formuletta trita e ormai priva di significato di “due popoli e due stati“. A Gaza la gente si sta ribellando contro Hamas. Ma non basta. Hamas è terrorismo. Fino a quando Hamas esisterà, esisterà anche la ferocia ritorsiva di Israele.
Il vangelo di Lollo – Dal telescopio puntato sul mondo l’Italia è una pulce e la politica italiana una “cacca di mosca“ Deputato tal dei tali o senatrice tal dei tali che vanno i tv a spiegare cosa debba fare Trump. Pensa un poco. Cosa debba fare Putin, cosa debba fare la Cina. Gente ridicola eletta per grazia di partito che vive a spese della collettività. E’ una politica verminosa quella che cerca sempre lo scontro (a sinistra, come a destra) senza mai trovare una passerella sulla quale dialogare. Solo occupazione delle sponde opposte del fiume. Ma questa non è più politica: è faida. Che ti spiega come l’avversario sia sistematicamente “infame“ contrapposto alla “purezza“ del proprio stato.
Invece sono tutti individui che creano disgusto. Cosa vuole ad esempio Salvini? Solo rompere le palle al prossimo nella speranza di avere la visibilità che gli consenta di raccattare qualche voto in più rispetto all’attuale 8% (in discesa). Stessa solfa per Giuseppe Conte che si è ridotto ad arruolare per le sue manifestazioni “influncer“ gonfie di botulino che lo amano perché lui “ha dato il reddito di cittadinanza“. Peccato che Conte abbia “dato“ anche il bonus 110% che graverà sui figli delle labbrone, sui loro nipoti e persino sui loro pronipoti. Una catastrofe economica.
Poi c’ è il Robespierre di Avs che invoca sempre “legalità“, che fa tre esposti al giorno ma che non riesce mai a dire scusa. Avrebbe dovuto porgerle le scuse a un ministro (dimessosi anche a causa del suo esposto) poi assolto per non aver commesso i fatti ipotizzati. E fa niente se il ministro avesse infilato castronerie epocali confondendo Colombo con Galileo. Si è dimesso per una cosa che 10 italiani su 10 fanno: le corna alla consorte. Ma i rivoluzionari del sabato sono così: credono di essere depositari dell’etica e della verità. E il Padre Eterno gli fa un baffo. Come certi ministri. Tipo Lollo, il cognato: si è fatto un Vangelo suo con “moltiplicazione“ del vino (erano i pani e pesci, Lollo, lascia stare , non citare, non ti avventurare, porta un cero ogni giorno in chiesa alla Madonna per essere diventato ministro ).
Sport o che … – Dovrei parlare anche di sport. Ma sono troppo disgustato. Anche per il comportamento degli dei invidiosi che dopo aver fatto infortunare Brignone, hanno seccato il muscolo di Musetti proprio nella finale di Montecarlo, mentre era in vantaggio di un set su Alcaraz. Gli dei sono così: se troppo vinci, trovano il modo di ricordarti che sei mortale. E se ti trovi in cima alla piramide, per quanti meriti tu abbia accumulato, ti fregano. E’ l’unica certezza che fa sperare per il futuro. Prima o dopo anche Donald, anche Vladimir, anche il tiranno cinese, anche il pretaccio di Theeran, anche il sultano di Istanbul, persino Bibi, persino i tagliagole di Hamas, troveranno la loro implacabile divinità. Che li farà sbalzare dal seggiolone.
Magari gli dei potrebbero astenersi con la Ferrari, visto che negli ultimi anni non si sono fatti mancare proprio nulla.
Gli dei interverranno sulla successione di Malagò (occhio a non eleggerne uno peggiore di lui)? Non è escluso visto che si tratta di poltrona, non di strapuntino. Pare che Malagò potrebbe andare a dirigere la Roma, squadra del cuore di Giorgia Meloni. Nel caso, voglio vederlo a continuare ad “interessarsi“, Ignazio La Russa, delle cose della sua Inter . Perché la “bionda“, per ora, sul calcio non ha messo becco, ma alla fine, come dice il proverbio “ogni bel gioco, stufa“. A buon intenditor, digiamolo. Ah: solite schifezze tifose, solite violenze, solite omissioni federali in fatto di giustizia sportiva.
E la conferma: i figli di papà del pallone scommettono illegalmente. C’è un solo rimedio allo schifo: radiarli. Costringerli a dedicarsi alle zolle della terra. Disgusto allo stato puro. Ma questo è quello che passa il convento oggi. Credo di aver già citato Henri Michaux che è un autore che mi piace. Lo ricito: “A ogni secolo la sua messa. Questo cosa aspetta per istituire una grandiosa cerimonia di disgusto?“ .Già: cosa aspetta? Cosa aspettano? Cosa aspettiamo? Perché TUTTI siamo complici e responsabili. Tutti. Nessuno escluso.
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