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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

Direttore: Gianfranco Colasante  -  @ Scrivi al direttore

Duribanchi / "Vorrei scrivere di calcio, ma ..."

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Martedì 1° Aprile 2025

 

sportesoldi 

“Nel nostro Paese delle Meraviglie, mai la piega giornalistica era stata quella attuale. Dove non ci sono pensieri contrapposti. Ci sono (in troppi casi) paggi schierati ed inclini all'inchino. Che porta al bacio della pantofola.”

Andrea Bosco

Ora basta. Adesso praticherò io un nuovo sport: abbattere a bastonate i ciclisti che percorrono i marciapiedi e mettono a repentaglio la mia persona. Visto che di vigili disposti a vigilare sulla mia incolumità manco l'ombra (mai visto un vigile multare un ciclista che reputa il marciapiedi una ciclabile), evidentemente uno deve proteggersi da solo. Nel giro di 14 mesi per tre volte ho arrischiato (da pedone) grosso con i ciclisti maleducati.

L'ultima appena uscito di casa in Via Vincenzo Monti: rider extracomunitario con bici elettrica a velocità pazzesca, mi ha urtato con lo spigolo del saccone contenitore, sono finito a terra e lui si è dileguato senza fermarsi. Vorrei avere tra le mani quel verme. E allora ho deciso: da domani esco a passeggio con un bastone. E la prossima volta che un rider sul marciapiede mi punterà, io mi difenderò preventivamente. Non ho niente contro i ciclisti. Ma ce l'ho con quel quelli che non rispettano la sicurezza altrui.  

Meglio morti che russiDice Matteo Salvini che lui vuole la “pace”. Bravo: tutti la vogliamo. Il problema è, caro Salvini, che Putin (il Putin del suo cuore) la pace non la vuole. Lo sta dimostrando ogni giorno. E Dio non voglia che Putin oltre che a spiare (droni sul lago Maggiore nei pressi degli impianti di Leonardo), oltre che a sabotare, oltre che scatenare gli hacker, oltre che condurre una guerra ibrida fatta di corruzione e pressioni sui governi occidentali, non si spinga anche ad invadere paesi europei, come ha fatto con la Cecenia, la Georgia, la Crimea, l'Ucrania.

Putin è un criminale che può contare sull'appoggio dei “pacifisti”. La presenza di Salvini al governo (dove vengono condivise informazioni sensibili per la sicurezza nazionale) è un pericolo. La Lega è collegata al Partito di Putin. Con Putin e i suoi scherani sarà inevitabile fare i conti. Inutile illudersi che Putin si “accontenterà”: Putin ha definito “la più grande sciagura del Novecento la fine dell'URSS”. Solo gli idioti (e tanti ce ne sono in giro) possono pensare che Putin si fermerà. Il più grande degli idioti si chiama Trump, la cui ostilità nei confronti dell'Europa sarà foriera di disastri prossimi venturi. In ogni caso, mutuando il pensiero di Stanley Reynolds (“Meglio morto che rosso”), meglio “morti che russi”.

Per uno delle mia età che alla vita ha ancora poco da chiedere è più facile. Ma senza libertà (e con Putin sul collo di libertà non ce ne sarebbero) la vita diventa solo schiavitù (come accade oggi in Russia). Meglio morire lottando, piuttosto che vivere in catene. Ah: i vecchi bolscevichi (come certi professori che ammorbano i talk show) spiegheranno certamente che quel pensiero era lo slogan coniato da Joseph Göbbels, ministro della propaganda del Terzo Reich. E' vero: ma il concetto rende l'idea. Putin non è comunista: è un ex KGB. Che è persino peggio. Che la Dea ci accompagni perché Putin è una minaccia letale. Anche se i Salvini reputano non lo sia. Ma sono “Salvini”. E questo spiega molto.

Meloni dovrà decidere se ingoiare il rospo leghista o se congedare lo sfascia-carrozze di Pontida. Salvini ha salutato come una martire Le Pen, condannata e impedita per cinque anni di candidarsi all'Eliseo da un giudice di Parigi per malversazioni contabili risalenti a 10 anni prima. Non che anche in Francia la giustizia scherzi in fatto di celerità. Sentenza politica? Il profumo c'è visto che il giudice che ha condannato (con retroattività) è un dichiarato sostenitore della sinistra francese. Fare fuori gli avversari per via giudiziaria è sempre orrendo. Ma qui in ballo c'erano fondi europei utilizzati per (pare) vicende di partito. Insomma: una ladrata. “Je suis Marine” ha scritto Orban. Salvini si è accodato. Meloni silente. Ma non potrà restare in silenzio a lungo.

Prepotenti o canaglie? – Resta il fatto che Trump non sta solo sconcertando: Trump sta ribaltando i valori occidentali. Minaccia a destra e a manca. E se nessuno si straccerebbe i capelli se una bomba finisse sulla testa dei preti con turbante di Theeran, le modalità con le quali sta trattando l'Europa in tema di dazi e la Groenlandia in tema di diritti, fanno letteralmente vomitare. Attenzione: quando Trump dice “ce la prenderemo a qualsiasi costo” evita di ricordare che Cina e Russia stanno in quelle acque con le loro navi militari pronte ad arraffare fette di territorio “nobile” ricco di minerali. E allora siamo sempre allo stesso punto: meglio un prepotente come Trump, ma pur sempre occidentale o stati canaglia come la Cina e la Russia o l'Iran dove la parola “democrazia” è una parolaccia soppressa da tempo? La risposta è implicita.

Non ci piace? Dovevamo pensarci prima. Prima, quando tutti tifavamo per Khamala. Prima, quando facevamo affari con la Cina e la Russia. Prima, quando il surplus commerciale della Germania nei confronti degli USA ha finito per fare uscire di senno The Donald. Il mio amico Carlo mi ha scritto una garbata rimostranza rispetto al mio ultimo “Duribanchi” sull'auto elettrica. Lui ne ha una. Lui che ha anche una Harley che praticamente non può più adoperare. Dice Carlo che è questione di abitudini. E che dobbiamo abituarci a non idolatrare più il rombo del motore.

Ma se la gente rifiuta l'auto elettrica un motivo c'è. Anzi sono due. Il primo è che costano esageratamente. Il secondo è che la gente si rompe le palle a stare anche un'ora a ricaricare l'auto quando in cinque minuti può fare un pieno di carburante. Senza contare che le colonnine delle ricariche sono rarissime e quasi sempre “impegnate”.

Giuseppi: anche bastaNon mi avventuro a sostenere la tesi di Carlo Calenda e vale a dire che il Movimento 5 Stelle deve sparire. Non è Calenda a decidere se un movimento politico deve o non deve esistere. Visto che a me i 5 Stelle stanno sul piloro, spero che Calenda abbia ragione. Ma non spetta a lui (e a nessun altro) decider nel merito. Mentre scrivo sto ascoltando Giuseppi a Rete Quattro da Nicola Porro: insopportabile. Non ascoltabile per le tesi che sostiene. Non credibile, essendo Conte quello del reddito di cittadinanza, del superbonus 110%, delle mascherine di Arcuri, dei banchi a rotelle della Azzolina, dei navigator che dovevano trovare lavoro al prossimo e non l'hanno trovato neppure a se stessi.

Conte non si può ascoltare. Ma ha il diritto di parlare nei talk come qualsiasi altro. Io però non lo sopporto. E quindi mentre sto ancora scrivendo ho cambiato canale. C'è un limite alle menzogne. E Conte il confine lo ha da tempo oltrepassato. A Nicola Pirro (bravo collega) dico: Non si era mai visto un arrogante imbonitore intimare alla regia di una trasmissione di inquadrare i suoi cartelli propagandistici senza che il conduttore dicesse beo. Ma questa è probabilmente la nuova frontiera del giornalismo. Spiace dirlo, ma è quello che si è visto. E la cosa non è accettabile. Ognuno faccia il suo mestiere. Già: ma quale è il mestiere di Conte? Una volta faceva l'avvocato. Una volta.  

Parliamo di PdmParliamo di Pdm: pezzi di maiolica. Non si ha idea di quanta “maiolica” ci sia in giro. Anche in questo mestiere. Dove trovi nobili “firme” che danno della “sicaria” a una collega che ha osato porre una domanda (su Ventotene) al professor Romano Prodi. Il nonno del Pd se l'è presa e ha tirato i capelli alla nipote discola, anche senza conoscerla, perculandola con vocetta in falsetto.

Al che il “capo” della presunta “sicaria”, Paolo Del Debbio, giornalista fumantino, in diretta televisiva ha mandato a “fan” il collega Giannini Massimo. Tra gli applausi di chi lo ama e le reprimende di chi non lo sopporta. Giannini ha mostrato il petto, avendo scritto assieme a Romano Prodi un libro alla presentazione del quale era stata fatta la domanda. Del Debbio ha difeso la collega e la sua trasmissione. Giannini l'onusto professore che dopo tre giorni di silenzio, incastrato da un video esplicito, ha presentato le sue scuse alla “perculata”.

Cose che capitano. Una volta Gino Palumbo sfidò a duello Gianni Brera per via di un articolo sull'abatino Gianni Rivera. Non si videro lame in pugno, all'alba, perché nessuno dei due trovò padrini disposti ad alzarsi ad ore antelucane per presenziare. Le polemiche tra giornalisti ci sono sempre state. Fortebraccio e Montanelli se ne dicevano di tutti i colori dalle colonne de l’Unità e del Giornale. Erano amici ma pochi lo sapevano. Mai però la “piega” giornalistica era stata quella attuale. Dove non ci sono pensieri contrapposti. Ci sono (in troppi casi) “paggi” schierati ed inclini all'inchino. Che porta al bacio della pantofola.

Le “notizie” vengono fabbricate. False e farlocche. E a difesa dei rispettivi editori ci si schiera non tanto per confutare le notizie ma per recare danno alle aziende dei medesimi. Ultima “guerra” quella farmaceutica che ha visto in campo i paladini di Angelucci, contrapposti a quelli di Elkann e di De Benedetti. Perché nel Paese delle Meraviglie gli editori fanno mille altri mestieri. E la vendita dei giornali è solo un accidente di minimo conto. Altri sono gli interessi in ballo. Uno a caso: la sanità del Lazio. Oh yes.

Sport: che brutta parolaLo sport inteso come valore è morto. Ingigantisce il business. La FederGinnastica sta dando un esempio pessimo di se stessa. L'ex presidente che dialoga con l'attuale presidente. Tema cruciale: la patonza. Quella è una “gran f…”. Quell'altra è senza mutande. L'altra ancora è tutta scollata. L'allenatrice “torturatrice” è finita a processo. I bulli “presidenti” se la ridono. Le “maltrattate” rivendicano di non aver potuto mangiare un cioccolatino e di essere state pesate in continuazione. Ma care: se non volevate farli, quegli sforzi, nessuno vi obbligava.

Sport? Soldi. Quindici giorni è durato il CdA di Milano-Cortina. In disaccordo su tutto tranne che sulla richiesta di fondi (ancora?) al governo. A Palazzo Marino, sul tema, sono specialisti: dai palazzi costruiti senza permesso (e ora dalla procura bloccati per la disperazione di chi versò fior di quattrini per avere un appartamento, niente salva Milano, Sala non lo vota, perché la svizzera che lo comanda da Roma è contraria e quindi milanesi fottuti, come dicono da queste parti “rangess”) al nuovo Meazza che sarà un affarone per chi avrà in concessione gli spazi accessori. Vengono i brividi a pensare cosa potrebbe accadere da qui al 2030.

Sport: una parolaccia. Celebrati gli 80 anni di Aldo Ossola, i 75 di Jura, il salvataggio (con libro annesso) di Ricci dai bulli che lo emarginavano perché “grasso”. Bravi i colleghi che non dimenticano gli anniversari e ne scrivono. Ma poi serve fare i conti con gli odiatori del web. “Chi ca... è questo Jura?”. Un giocatore immenso, uno dei più forti che mai abbiano calcato i parquet italiani, caro imbecille del web. “E questo Ossola, una intera pagina: mai sentito nominare”. Solo il miglior play italiano (con Marzorati) degli anni Settanta. Tu idiota del web che al massimo vedi i “corri e tira” del basket odierno, dovresti documentarti su Ossola. E rispettarne la storia.

Ma oggi lo sport va così. Dedicano una pista all'immensa Brignone nella sua Val d' Aosta? “Ma che roba è? Di solito le piste le dedicano quando sei morto”. Idioti: feccia dell'umanità. Ma questo è lo stato di salute del paese. La pista di atletica di Milano è zeppa di buche. Lo sa Sala? Come intende provvedere Sala? Frega qualche cosa a Sala? Visto che non si tratta di una ciclabile, facilmente a Sala frega una mazza delle buche della pista. Si avanza in questo modo.

Basket dei rimpianti – Se Ettore Messina ha visto le ultime gare di Mc Gruder a Venezia non potrà non avere rimpianti. Visto che l'Orso se l'è cavata celebrando il redivivo Tessitori, la scrivo io una cosa su Umana Reyer-Derthona. Il ritorno di De Raffaele in laguna è stato per certi versi commovente. Del resto nessuno a Venezia ha vinto quanto De Raffaele. Certi amori non finiscono: fanno giri immensi e poi ritornano. De Raffaele è stato applaudito da avversario. Ha vinto la Reyer, gara fondamentale per entrare nei play off. Ma se ai tifosi della Reyer una volta è dispiaciuto vincere, questa è stata la volta. Accade. Come quando a Venezia arriva Tonut: che a Milano fa la comparsa, ma che a Venezia era un principe e ancora lo sarebbe.

Vorrei scrivere di calcio – Cola sostiene che di calcio scrivo bene. Non lo so. Ho sempre più difficoltà a scrivere di “questo” calcio. Stanno emergendo cose turche sul rapporto di Thiago Motta con la la squadra e la società. Mi chiedo. Ma Giuntoli non sapeva chi si prendeva in casa? Ora Tudor è chiamato a fare il miracolo. E forse è troppo tardi per poterlo realizzare. Ma ci proverà. Se ci riuscirà, è auspicabile non venga congedato. Anche se radiomercato continua a sostenere che Antonio Conte farebbe carte false per tornare a Torino. Credo sia vero.

Conteantonio è juventino. E Conte Antonio non si negherebbe se qualcuno gli chiedesse: “Ma scusi: se un tribunale ha stabilito che i campionati del 2005-2006 non furono alterati (respinta in via definitiva la richiesta del compianto Gazzoni del Bologna), come è possibile che l'Inter si fregi di uno scudetto mai vinto e addirittura si fregi di una seconda stella, con evidenza mai vinta se quei campionati furono regolari?”. Ecco: il problema principale per un ritorno di Conte a Torino è che Elkann i ricorsi presentati dal cugino Andrea contro quelle sentenze (che oggi ci dicono non corrette) lui li ha fatti ritirare. Quando non si capisce l'astio dei tifosi verso l'azionista di maggioranza che pure ha messo 900 milioni per sostenere la Juventus, si dimentica che Elkann ha abiurato: con la Federazione, con l'UEFA, con la FIFA, con i media, con la pubblica opinione . E se uno è juventino mai potrà dimenticare prescrizioni e scudetti di cartone. Mai.  

 

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