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Duribanchi / "Vergogna: dove e' finito il tuo rossore?"

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Martedì 24 Settembre 2024

 

khalif 


“Tutti siamo responsabili di questo andazzo: tutti. Per non aver visto e protestato quando tutto questo è iniziato. Ma non l'abbiamo fatto. Per convenienza, per disattenzione, per ipocrisia. Ora paghiamo.” E pagheranno.

Andrea Bosco

Quello che segue non è attinente all'argomento che la rubrica tratterà. E' un ricordo personale per il collega cineoperatore Alberto Rebellino con il quale mi è capitato non infrequentemente di lavorare durante i miei venti anni alla RAI di Milano. Alberto è scomparso nei giorni scorsi: da 12 anni lottava contro un cancro. Lo ha sempre fatto con forza e pudore. Senza mai lagnarsi.

Senza perdere il buon umore che lui, omone di quasi 1.90 faceva trasparire dalla sua persona. L'imbattibile scacchista, prima o dopo imprigiona il “re“ di ognuno di noi: la nostra vita. Quando lo ha fatto con Alberto, immagino lui l'abbia “smontata“, con una delle sue battute.  

VERGOGNA – Scrive Shakespeare in “Amleto“ (atto II, scena IV), Amleto lo dice alla madre “O Vergogna, dove è il tuo rossore?“ Il principe di Danimarca poneva la domanda in una stagione che ancora aveva il senso della vergogna. Poco, anche allora, certamente, ma bastante per finire citato in un capolavoro letterario. Oggi la domanda sarebbe retorica: nessuna vergogna, rossore. Non ne ha più Chiara Ferragni, intervenuta dopo un anno di “clausura“ (ma non dai social) alla “Fashion Week“ milanese alla Scala. Uno immaginava che, dopo la telenovela truffaldina relativa ai pandori (per non parlar del resto), l'influencer che Amadeus volle a Sanremo, sarebbe scomparsa dai radar. Sbagliato.

Ci sono persone che dagli scandali trovano nuova linfa per alimentare i propri affari. Le sfilate della moda a Milano, portano quattrini per tutti: 1638 euro lo scontrino medio per mangiare in Galleria accanto alla “gente che piace“. Madonna, Naomi Campbell, le sorelle Hidid, Victoria dei Maneskin, Loris Karius (che come portiere del Liverpool non è passato alla storia, ma da quando è il marito di Diletta Leotta, è la manna dei paparazzi) e poi Eva Herzigova e (poteva non esserci?) Imane Khelif (foto), la campionessa olimpica di pugilato con il testosterone altissimo, “smagliante e acclamatissima – hanno scritto – accanto a Julianne Moore alla sfilata di Bottega Veneta “.

La maison per la quale uno stilista francese (i galletti del resto si sono comprati mezza Italia del lusso, oltre alla FIAT) ha inventato un paio di scarpe con rane-gioiello sui tacchi. E ovviamente prezzi alle stelle: in alberghi e appartamenti. C'è passato anche Sinner ma quasi non si è notato. Quindi tutto bene? No: senza vergogna alcuna. In Città Studi affittavano letti a castello, in quattro camere, per un totale di 20 persone a 65 euro a notte. Niente in fondo rispetto ai 300 euro a notte per una stanza in un albergo in centro. O ai 14.mila (non è un refuso: leggasi 14.000) euro al giorno negli Airbib del lusso. L'importante è esagerare cantava Jannacci.

E neppure lo 0,30 % di tassa (obbligatoria!!!) a favore di chi fa fila alla mesa dei poveri e raccatta da mangiare nel bidone della spazzatura? Neppure. Milano non ha più vergogna. Ostenta senza rossore. Poi ci sarebbe il disastro logistico di questi “maravigliosi cinque giorni“, nei quali secondo le croniste di moda tutto è “fantastico, innovativo, glamour, leggero, reinterpretato”: e chi più ne ha, più srotoli la lingua per compilare il postalmarket, nei quali prezzi fuori controllo (ma la Guardia di Finanza?) a parte, ci sono state fila interminabili (al pari dei controlli) negli aeroporti e il caos trasporti (anche un'ora e mezza di attesa per un taxi) per lo sciopero (canonico) venerdì scorso dell'ATM. Incazzate le persone normali. Non i vipponi. Quelli si spostano in VAN e in limousine. Loro di attese non ne fanno. Al massimo qualche disagio per gli intasamenti del traffico.

Ha capito caro Bergoglio come sono andate le cose a Milano? Per le giornate della Moda i poveri li nascondono: in Piazza Duomo e in Piazza Mercanti dove solitamente bivaccano non ce n'era uno a far inorridire le modelle: 213 milioni di indotto, 796.mila arrivi turistici in cinque giorni di sfilate, incremento rispetto alla scorsa stagione del 6,7%. E si lagnano pure: non fossero le maisons italiche, litigiose, farebbero come a Parigi (che sta aprendo) che di giorni ne contabilizza ben otto. Milano, questa Milano, ha venduto l'anima (come del resto hanno fatto Roma e Venezia e Firenze e come sta facendo Napoli) al dio denaro.

Ha venduto la sua storia e la sua identità. La sua “borghesia illuminata“ non esiste più. Ora ci sono i radical chic che non sono “di sinistra“: sono radical. La peggiore genia in circolazione. A conclusione delle sfilate a Palazzo Serbelloni (per chi non conosce Milano un tempio che trasuda storia) è andata in passerella anche una signora ex moglie del Chapo: un super-narcotrafficante. Anche lei in passato arrestata. Ex modella tornata alla ribalta, grazie ad un marchio che in 12 mesi si è imposto all'attenzione del mondo. Misteri della finanza e della moda. Milano ormai è così: tritura ogni cosa. Senza vergogna.

MILENA – Del resto non è che altrove nel Bel Paese facciano meglio. Ogni lunedì Milena Gabanelli, sul Corriere della Sera (stavolta con Massimiliano Del Barba), ci illumina sulle malefatte di chi ci governa. Destra o Sinistra, non c'è differenza. Racconta Gabanelli dei conti della Brebemi, di Teem, di Pedemontana Lombarda e Veneta. E spiega che i concessionari privati (a rischio crac) hanno accumulato debiti e perdite per 5,6 miliardi. E che ora le “regioni autonomiste“ per “salvarli“ stanno battendo cassa: con i cittadini.

Vergogna? Nessuna. Del resto l'ultima del governo Meloni (oggettivamente senza un ghello nelle casse, prosciugate dai raid dei 5 Stelle) è stata questa: concordato per le Partite Iva, oppure – spietato governo – partiranno gli accertamenti. Ma come? Quelli (minimo dal 2018) hanno evaso e ora tu minacci la foglia di fico di un accertamento? A chi non rilascia una fattura neppure se gli spari? Categorie che dichiarano (come i balneari, vil razza dannata) 26.000 euro di imponibile l'anno? Le Partite Iva paghino le tasse. Che ogni categoria paga. A cominciare dai pensionati. La categoria più vessata del paese.

FALLIMENTO – La sedicenne Lavinia , ha scritto ad Aldo Cazzullo, si sentirsi una fallita: nello studio, nella vita e negli affetti. E Cazzullo le ha riposto in modo sensato, spiegando che la vita non è lustrini e pailettes, ma lavoro, sacrificio, studio, sudore. Non ha aggiunto Cazzullo “anche una certa dose di culo“, ma fa niente, la sedicenne Lavina che non si piace (e reputa di non piacere) lo sa da sola che la fortuna “è cieca“. Ma che in compenso la sfiga “ci vede sempre benissimo“. Non dirò alla signorina Lavinia che “ai miei tempi“ (poi Paolo Giordano si incavola e si mette a citare don Milani), ma da suo possibile “nonno“ (io, purtroppo, di nipoti non ne ho) mi permetto di consigliarle di affrontare la vita con spavalderia. Di lasciare (almeno una volta alla settimana) lo smartphone nel cassetto (Lavinia, guarda che si può, noi alla tua età non ce l'avevamo e siamo cresciuti robusti).

E soprattutto di leggere qualche buon libro. Ma non di quelli che vincono il Campiello o lo Strega: quelli se li leggi, ci vuole minimo un triennio prima di riuscire a riprendersi. I Classici: Orazio, Omero, Tacito, Platone, quelle “Vite Parallele“ che sono uno scrigno di saggezza, Dante, Cartesio, Kant, Manzoni. E poi quel saggio del marxista Guy Debord (che non smetterò mai di citare) sulla “società dello spettacolo“: uno che aveva previsto tutto, con decenni di anticipo. Oggi verificando che “Temptation Island“, fasullo programma di finti amorazzi e tradimenti è quello più visto dai giovani (Campania uber alles) scriverebbe: “Ve l'avevo detto“.  

E poi, cara Lavinia, se vuoi dare uno schiaffo ai sovranisti, leggi “Le Mille e una notte“. Sono novelle di una bellezza assoluta. Più belle (a mio parere) dei “Racconti di Canterbury“ e forse persino del “Decameron“ di Boccaccio che ai miei tempi, a scuola, veniva (per gran parte) censurato.

E se credi a un vecchio signore che alla soglia degli 80 anni non ha perso il piacere di studiare, leggi Prevert, leggi Montale. E se ti va anche Cecco Angiolieri. E poi vai a vedere qualche mostra: Caravaggio è una iniziazione, con quei suoi miserabili e quelle sue prostitute ritratte in guisa di sante. Non so dove abiti. Ma se per caso graviti dalla parti di Milano, non ti consiglio di andare al Cenacolo a Santa Maria delle Grazie: è scontato. Ti consiglio di andare al Castello dove è custodita la Pietà Rondanini di Michelangelo. Il capolavoro del “non finito“. Michelangelo la scolpì vecchissimo, al lume di candela, poco prima di morire. C'è chi, guardando quella statua, ha trovato la fede. Non mollare Lavinia: la vita, malgrado tutto è bella. E a 16 anni (te lo assicuro) è meravigliosa.

TORO E NON SOLO – Parlavamo di vegogna? Io non sono abituato ad accusare gli allenatori. Ma sentendo quello della Reyer che ha spiegato come “solo nel secondo tempo della sfida contro l'Armani in Supercoppa, abbiamo trovato il quintetto giusto“ sono caduto dal seggiolone. Con 0 su 12 da tre punti e il 40% ai tiri liberi, qualche responsabilità un allenatore dovrebbe prendersela. Certo, in campo ci vanno i giocatori. Ma come si dispongono, quello è mestiere deputato agli allenatori.

Del resto anche nel calcio la vergogna ormai non esiste. La Roma caccia dopo una manciata di gare De Rossi, poi anche l'AD, una signora minacciata (e messa sotto scorta con i figli) dai “cori de Roma“. Ora i tifosi sono i “clienti“ del calcio. Ma il patron statunitense della Roma, per il club capitolino, nel corso degli anni ha sganciato un miliardo. Lui, non i tifosi. Del resto Fonseca al Milan ha salvato la panchina solo per essersi imposto nel derby (finalmente) contro l'Inter. Guida il campionato il Torino di Vanoli in solitaria, e questo dovrebbe pur dire qualche cosa visto che quello di Vanoli non è (sulla carta) un organico da scudetto. Ma nessuno ne parla. Anche nella categoria, la vergogna (leggi pronostici) non è di casa.

Un pensiero infine dedicato al gentiluomo che ha interrotto il minuto di silenzio a Torino, in memoria di Totò Schillaci. A Madrid hanno onorato l'uomo delle “notti magiche“ con mega-schermo e la musica (da “C'era un volta il West“) del grande Ennio. A Torino un “fetentone“ dal settore ospiti, prima di Juventus-Napoli, protetto dall'omertà dei suoi sodali, ha gridato “Juve ... m…a“. Per fortuna non tutti i napoletani (anche quelli che erano all'Allianz) sono così. Ma quello, sì. E allora andrebbe scovato, multato e sputtanato sui giornali.

COLPE – Vergogna: dov'è il tuo rossore? Neppure le gote di chi scrive sono imporporate: e dovrebbero. Per elargire a ogni settimana “Prediche Inutili“ pensando di essere Luigi Einaudi. Tutti siamo responsabili di questo andazzo: tutti. Per non aver visto e protestato quando tutto questo è iniziato. Ma non l'abbiamo fatto. Per convenienza, per disattenzione, per ipocrisia. Ora paghiamo. Il problema è che i nostri figli, i nostri nipoti e i nostri pronipoti pagheranno un prezzo più alto rispetto a quello che stiamo (insofferenti a tutto, ormai) pagando noi.

Il mio amico Sergio, siciliano perbene, cita sempre Battiato (“Povera patria“). Ma è limitativo: povero mondo. Stanno giocando irresponsabilmente con la guerra. Dimentichi di cosa profetizzò Einstein a chi gli chiedeva quali sarebbero state le armi della Terza Guerra Mondiale. “Non lo so – rispose – ma posso dire quali saranno quelle della Quarta: bastoni e pietre".

 

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