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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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Duribanchi / Storie di ordinaria follia e altre amenita'

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Martedì 17 Settembre 2024

 

lupo

“La legge italiana è come il VAR calcistico: viene interpretata. Da giudici che per quante corbellerie facciano, non pagano. Se sbagliano, al massimo nei casi più gravi, li spostano da una procura ad un'altra. Sono uno stato nello stato”.

Andrea Bosco

In provincia di Lecce a Nardò, un turista australiano in preda ai fumi dell'alcol (e forse altro) ha deciso di festeggiare il suo addio al celibato, spogliandosi completamente e girando nudo per le strade del centro pugliese. Un gruppo di ragazzi locali non ha gradito la performance e il “canguro“ è stato pestato. Li stanno cercando. Ormai non c'è limite. Né all'arroganza cafona dei turisti, né alle reazioni inconsulte di chi disprezza la legge.

Come è successo all'imprenditrice di un “bagno“ che rapinata da un balordo marocchino, (illegalmente in Italia da un decennio) della sua borsa, è salita sul suo SUV, lo ha inseguito e poi spiaccicato contro un muro, ammazzandolo. E' scesa, ha recuperato la sua borsa e dopo essere risalita in auto, ha lasciato l'uomo cadavere sul marciapiede. Una reazione brutale e disumana. Ma una parte del paese è convinta che rubare, rapinare, scippare siano reati minori.

Lo pensano anche i magistrati: per un furto non si va in galera. Un'altra parte del paese vive con esasperazione l'impossibilità di ottenere giustizia. Un contadino in Piemonte ha danneggiato il campo del governatore Cirio, affittato per la coltivazione delle nocciole, perché, si è difeso l'uomo (perdonato da Cirio, che ha accettato alla fine solo la metà del risarcimento) “lui è ricco, io povero. Io fatico da mattina a sera, e lui invece coltiva per hobby“. Uno bravo che lavora alla neuro, magari saprebbe spiegare perché la gente si comporta in questo modo. Perché i ragazzini si diano appuntamento in strada per darsele di santa ragione con coltelli e spranghe.

Ma lo stesso “bravo“ dovrebbe anche spiegare per quale motivo un paese civile non sappia mettere un argine alle scippatrici delle stazioni, perennemente incinte, che non arrischiano il carcere anche se beccate, proprio perché in gravidanza. Né per quale motivo le stazioni d'Italia siano diventati luoghi da incubo dove è impossibile andare ai treni senza incrociare uno sbandato, un tossico, gente che spaccia, gente che ti rapina, gente che (come accaduto ad un studente arrivato dalla Puglia per dare un esame in una università milanese) ti aggredisce e malmena, per una catenina o un cellulare.

Più polizia? Non serve. Serve la certezza della pena. E servono carceri dal profilo umano: non le stie sovraffollate italiane dove ogni giorno qualcuno si suicida e dove ogni giorno scoppia una rivolta. La ricetta non è l'amnistia o l'indulto da tanti (i soliti) invocata. La ricetta è: istituti di detenzione dove chi ha sbagliato possa vivere decentemente e possa cominciare percorsi di riabilitazione. E giudici che non si girino dall'altra parte. Ma affinché questo accada, serve che la percezione della tutela non venga negata. Serve che la legalità sia percepita come garantita. Serve che i magistrati non si affannino solo sui reati politici (che tanta visibilità portano a chi si affanna) ma garantiscano il perseguimento di tutti i reati.

In un ospedale del Sud del paese, i medici, dopo che un paziente era morto (capita, purtroppo a volte, anche in ospedale) hanno dovuto barricarsi, dopo essere stati aggrediti dai parenti dell'uomo: un'orda di 50 persone che voleva “punire“ fisicamente medici e infermieri. Storie di ordinaria follia, negli ospedali, ormai. Morale: di cinquanta ne hanno arrestati tre. E gli altri? Questo è un paese privo di pudore. Dove tutto viene tollerato.

VIGILI – L'altra sera, nel condominio attiguo al mio: festa di compleanno che inizia con la musica a palla e i festeggianti che urlano (perché ormai, senza urla disumane festa non è) alle 1,30 di notte. Mi sveglio di botto. Chiamo i vigili. Ma neppure Rai-3 ormai saprebbe scovare i vigili di Milano, quando i cittadini ne hanno bisogno. Dice: ma gli evasori fiscali? E i ladri di Stato? E le spese per le guerre? E la Palestina? E Putin? E Trump? Persino il Papa ha detto che Trump e Khamala sono uno peggio dell'altra, visto che “disprezzano la vita”.

E Sangiuliano? E la Boccia? E il fascismo? E la Meloni? E Arianna sorella di Giorgia? E Lollo, ex marito di Arianna? E la Santanché? E i balneari? E i tassisti? E Salvini per il quale sono stati richiesti sei anni di galera per “sequestro di migranti“? E Toti che ha “patteggiato“? E Conte ai ferri corti con Grillo? E quelli che vorrebbero misure governative “in deficit“ fregandosene che il debito pubblico (che continua a galoppare) sia ormai una cifra che neppure si può scrivere? E il Pd che nonostante la campagna d'estate di Elly ha perso quasi due punti nei sondaggi, mentre la bionda che governa è stabile al 28%? Sì ma adesso vedrai che Ursula mette in un cantuccio Fitto.

Già, ma le case occupate? Io non sono violento, ma se la Salis dovesse venire a suonare il campanello di casa mia, lo farebbe a suo rischio e pericolo. Per me la proprietà è sacra. Io non cerco la “roba d'altri“ (con quell'altro precetto quasi simile inciso nelle tavole, magari ho teso a zoppicare), ma se qualcuno si invaghisce della mia di roba, beh la difendo. E non perché sia preso da una ossessione verghiana. Ma perché, visto che rispetto la legge, pretendo lo facciano anche gli altri.

Ma in Italia non va così. La legge è scritta, ma non viene applicata in modo omogeneo. La legge italiana è come il Var calcistico: viene “interpretata“. Da giudici che per quante corbellerie facciano, non pagano. Se sbagliano, al massimo nei casi più gravi, li spostano da una procura ad un'altra. Sono uno stato nello stato. Negli USA, il procuratore (simile, ma solo per dire, ad un nostrano pm), alla fine del suo mandato si presenta ai suoi elettori. E se ha ben speso i soldi pubblici, se ha ben operato, se le lobby che lo sostengono continuano a farlo, viene riconfermato. O magari si candida a sindaco. Oppure va a casa. E si mette a fare l'avvocato.

Negli USA è il procuratore che deve dimostrare le sue accuse. In Italia è l'accusato che deve dimostrare di essere innocente. In Italia pm e giudici sono magistrati che arrivano alla professione per concorso. E hanno, di fatto, un potere esagerato. Decidono chi indagare e per quali reati. Vanno a “pesca“ perché come disse uno di loro “gli innocenti sono colpevoli che l'hanno fatta franca“ . Simili agli inquisitori che condannavano le “streghe“ al rogo , non devono rispondere per le loro scelte. E se “cannano“, risultano “legibus soluti“. C'è un forte profumo di incenso nei tribunali italiani. Infatti i giudici, in Italia, sono la cosa più simile ai preti. Anche i preti, quando vengono accusati, mica li riducono in laicità: li mandano in un'altra parrocchia, li nascondono. Anche per i reati più odiosi.

AFFAIR – Oggi comincia la Champion's e nessuna tra le italiane sembra attrezzata. Per qualificarsi serviranno tra i 14 e i 16 punti. Tanta roba. Il campionato italiano registra il primo posto in solitaria dell'Udinese. Che la scorsa stagione si era salvata per il rotto della cuffia, a Frosinone, dalla retrocessione. Questo dovrebbe dire molto, considerato l'organico dei friulani, allenati da uno che nessuno, ma proprio nessuno, conosceva. Gli arbitri continuano a fare sfondoni e a disgustare il pubblico. Gravina è sempre lì, incollato alla poltrona, grazie ad una super-colla elettorale. Quella che adopererà anche Petrucci nel basket. Malagò non si vede presidente della FIGC: tira alla riconferma.

L'affaire Meazza è sempre più in alto mare. Sala non sa più a che santo votarsi. Pare che dopo cinque anni e centinaia di migliaia di euro spesi inutilmente, si debba ricominciare da zero. Qualcuno con il cerino in mano facilmente resterà: non si escludono sorprese. Ma Sala si è già chiamato fuori: lo stato (in questo caso il Comune) sono io. E non si pensi che a dirlo sia stato un sovrano francese che instaurò la monarchia assoluta. Paragonato a Sala, quel Luigi eccetera (come spiegava Prevert certe famiglie non riescono a contare fino a venti) era un dilettante.

Mistero Ferrari. Che ora è veloce, ma continua a beccare dalle rivali. C'è sempre una variabile: la power, l'aerodinamica, l'elettronica, le gomme (Pirelli, tradotto Tronchetti Provera, assicura che presto le gomme   saranno “ intelligenti“) e per ultimo “l' investigation“ come urla il telecronista di SKY: hanno sempre qualche cosa da investigare quelli che decidono. Anche se nessuno ha dimenticato come “decisero“: anche recentemente .

Che regate! Prada Pirelli è destinata alla storia? Non ancora: stavolta “gli astronauti“ (che hanno la temerarietà di definirsi “marinai“) hanno sbagliato. Quindi non ancora: Luna Rossa, per ora, “non c'è“. Non ancora. Ma potrebbe, se non sbraca. Non so se avete visto l'ultima versione della Davis. Come dicono nella mia laguna, questione di schei. Formula del cactus ma più ricca. Basket alla ripresa. Ha detto tutto l'Orso. La   Reyer maschile non riesce a scaldarmi. Non mi scaldava la scorsa stagione: difficilmente mio scalderà in questa. Ma mi piacciono le ragazze di Mazzon. La grande sfida (contro Schio) per la Supercoppa è la loro. Il 21 del corrente replicano i maschi contro l'Armani del cardinale Messina in semifinale: massacro o redenzione?

ATTENTI AL LUPO – Sul Corriere della Sera Maurizio Donelli ha dato conto della Stella Alpina sulle Dolomiti, gara per auto d'epoca a bordo di una Poche 911 S del 1971. Emozioni forti. Ho posseduto tante automobili, nel corso della mia vita. Alcune potenti e velocissime. Quella che ho amato di più è una vettura che ancora possiedo: una Lupo 1.4 tarata 16 valvole. Che un meccanico, a mia insaputa, modificò: ha qualche cavallo in più rispetto a quelle di serie e sfiora i 200 km l'ora.

Ho smesso di guidare velocemente, i riflessi non sono più quelli di un tempo, ma diciamo che ai semafori con le Porche (di oggi) la mia piccola Lupo se la gioca. E' un'auto docile. Con un motore che dopo le modifiche letteralmente “ruggisce“ più o meno come ruggivano una volta le Alfa Romeo. Io ho avuto, tra le altre, una Giulia Super 1600 e conosco il “suono“. Ogni anno porto la Lupo a fare il tagliando. E qualche mese fa, alla consegna, il meccanico della concessionaria dove l'avevo ricoverata, mi ha detto: “Mi scusi, ma che motore ha la sua vettura?“. Io ho sorriso e ho risposto: “E' una lunga storia: magari una volta gliela racconto“.

Sono andato con la Lupo in vacanza a Oulx in Piemonte: posto delizioso dove, salute permettendo, tornerò. Ci sono andato con la Lupo assieme a mia moglie e alle valigie di mia moglie (del resto la macchina è intestata a lei, un regalo per la città, prima che diventasse un bolide) perché la seconda auto che abbiamo, ormai non posso (grazie a Beppe Sala) più usarla. E' un'Audi 3 Sportback S Line. Ma è un turbodiesel euro 4 . E se la uso, quando rientro in area C dove abito, becco la multa. La mia Lupo, benché, non proprio una vecchietta rispetto alle anziane sfilate alla Stella Alpina, reputo, avrebbe potuto dire la sua.

Anche il suo motore è “cattivo“: la “prima“ è relativa, la seconda tira fino ad un certo punto, ma in terza è una belva. In quarta galoppa, in quinta (che praticamente è una overdrive) va ma perde in ripresa. Ho cambiato le gomme, altrimenti con quelle di serie, “decollerebbe“. Visto che la puntualità non è mai stata il mio forte (i miei compagni al ginnasio mi chiamavano Omega, perché arrivavo sempre per ultimo, in classe, alla funzione, come agli allenamenti, mia moglie mi regalò un portachiavi con scritto “vegno vol dir speta“) temo che alla Stella Alpina dove devi andare da un punto A a un punto B in un tempo prestabilito mi avrebbero presto estromesso, assieme alla mia piccoletta. Che va come una scheggia, ma per inciso, consuma olio e benzina in modo vorace. Il meccanico autore della modifica si chiama Paolo. Mi disse: “Ho fatto una cosa, ma se non va bene rimetto tutto come prima“. Non lo ringrazierò mai abbastanza per avermi confezionato l'auto più divertente che abbia mai guidato. Piace persino a mia moglie, che per dire, ancora rimpiange la sua Cinquecento

 

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