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Giornale di attualita' storia e documentazione sullo Sport Olimpico in Italia

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I sentieri di Cimbricus / Caribe: l'impero colpisce ancora

Lunedì 16 Maggio 2022

 

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Le nuove e sorprendenti frontiere del giavellotto: un retroterra in parte legato a quell’attività – il Cricket – che per gli anglosassoni più che uno sport resta un costume di vita, un ritmo che scandisce lunghe giornate.

Giorgio Cimbrico

Dopo tutto quello che è successo, in questi ultimi dieci anni, nel giavellotto e nella sua ecumenica diffusione, la tentazione è ricorrere a un titolo della ditta Spielberg-Lucas: “l’Impero colpisce ancora”. Nell’esercizio dei baltici, dei ceki, degli ungheresi, dei tedeschi, due titoli olimpici e due titoli mondiali sono finiti nel Caribe (il trinidegno Keshorn Walcott e il grenadino Anderson Peters, nella foto), uno in Africa (il kenyano Julius Yego) e uno in Asia (l’indiano Neeraj Chopra). 

Il comune denominatore non deriva soltanto dall’antica appartenenza a quei paesi che nei vecchi atlanti erano colorati di un rosa carico. Se in Kenya è una presenza marginale, a Trinidad – così come nel resto delle isole nella Corrente che in un certo sport sono ancora etichettate come Indie Occidentali – e in India lo sport più amato e praticato è il cricket. 

Il movimento del bowler, quello che lancia la dura pallina (era il ruolo coperto da un giovanissimo Usain Bolt, quando giocava per la squadra scolastica di Trelawny), è identico a quello del giavellottista: è sufficiente dare un’occhiata all’azione della schiena e del braccio, con la differenza che il bowler chiude il suo movimento, rispetto al giavellottista, verso il basso, per cercare l’effetto e la traiettoria giusta e mettere in ambasce il battitore che difende lo wicket

Proprio Walcott (titolo mondiale under 20 e olimpico in poche settimane) testimoniò che i suoi inizi furono su un campo di cricket, sino al giorno in cui rilanciò un giavellotto che era caduto dalle sue parti e trovò chi seppe apprezzare quel gesto spontaneo e ancora grezzo. “Ma perché non provi?”. Detto e fatto. Se Hasely Crawford ebbe intitolato il primo jumbo della flotta di Trinidad e Tobago, Walcott ha ricevuto in dono un’isola e un faro. 

Degli altri protagonisti di questa sorprendente saga, non sono noti, per Yego, Chopra e Peters, retroterra legati a quell’attività che per gli anglosassoni più che uno sport è un costume di vita, un ritmo che scandisce lunghe giornate. Yego, modesto mezzofondista tradito da una pancetta incipiente, ha sempre raccontato di essere un autodidatta che molto ha imparato da vecchie cassette, prima di volare verso un corso di perfezionamento in Finlandia. Ma è poco reale che Chopra e Peters siano cresciuti senza aver avuto nulla a che fare con l’unico sport di squadra conosciuto nei loro paesi. 

Paesi molto diversi: se all’ultimo censimento, durato cinque anni per raccogliere un dato attendibile, l’India ha annunciato di avere una popolazione superiore al miliardo e un quarto, Grenada, vasta 344 chilometri quadrati, di abitanti ne ha 112.000. 

Circondata da una miriade di piccoli “asteroidi”, le Grenadine, Grenada galleggia a metà strada tra Barbados e Trinidad. Lo stadio della capitale, St George’s, è dedicato a Kirani James, una delle vie principali è il Kirani Jamew boulevard, l’uno e l’altro dedicati a chi, dopo aver conosciuto il primo sviluppo all’Università di Alabama, rimane il più giovane vincitore dell’oro olimpico dei 400: a Londra 2012, Kirani doveva ancora raggiungere i vent’anni. Il resto in pillole: campione mondiale nel 2013, altri due podi olimpici, un titolo del Commonwealth, cinque stagioni chiuse sotto i 44”, undicesimo all time

Peters è comparso nel 2019 a Doha, conquistando a sorpresa il titolo mondiale davanti a otto europei. Nella lista, Estonia, Germania, Finlandia, Polonia, Ungheria. La capitale del Qatar piace al 24.enne con studi e primi progressi all’Università del Mississippi, bravo a sfruttare il vento frontale. Per certi versi il giavellotto è simile al salto con gli sci: il vento alle spalle smorza le traiettorie, quello a sfavore sostiene l’aliante. Nella prima tappa della Diamond League (così sferzata da obbligare alla cancellazione dell’asta), ne hanno saputo approfittare sia Peters, 90.19 prima del trionfale 93.07, e il ceko Jakub Vladejch, che credeva di aver risolto spingendosi a 90.88. Ora Peters è il quinto di sempre, due centimetri dietro Aki Parviaien, 35 davanti a Yego.  

Postilla: i fratelli, di cognome diverso, Lindon Victor e Kurt Felix sono divisi da 30 punti nelle graduatorie grenadine all time del decathlon, 8539 a 8509. Può bastare così. Granada: lanciava i suoi acuti Claudio Villa. Qui cambia solo una vocale ma gli acuti sono gli stessi. 

 

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